Israele, una promozione a pieni voti
Un’economia dinamica in un contesto difficile, che può far peggiorare il “rating” del Paese, il merito di credito. E’ recente un rapporto dell’agenzia di rating Moody’s sull’economia israeliana, dove si mettono in luce i punti di forza. Israele ha certamente un’economia resiliente, diversificata e competitiva. Resta la principale debolezza del credito, che è la suscettibilità del paese ai rischi geopolitici. Un giudizio che guarda certamente al lungo termine e non a fattori contingenti, come per esempio il recente riesplodere del conflitto con Gaza, con lancio di missili verso Tel Aviv anche a seguito dell’uccisione del leader della jiahd islamica nella Striscia.
I punti di forza del credito israeliano (positivo per A1) comprendono la sua economia forte e competitiva, un’altissima forza istituzionale e le sue dinamiche fiscali favorevoli a lungo termine, ha scritto Moody’s Investors Service nel suo rapporto annuale.
Quindi, in questo quadro un po’ a doppia facciata, Israele ha visto un sostanziale miglioramento dei fattori del debito pubblico negli ultimi dieci anni, ed è uno dei pochi paesi avanzati che ha un rapporto debito/Pil inferiore rispetto a prima della crisi finanziaria globale – l’attuale livello è stimabile nel 64% – un fatto di per sé eccezionale.
“La crescita economica di Israele (gli ultimi dati indicano una crescita del Pil sullo scorso anno del 3,3%, ndr)ha superato la maggior parte degli altri paesi industriali avanzati negli ultimi dieci anni, guidata da un settore delle esportazioni ad alta tecnologia fortemente competitivo e da una base economica diversificata che ora include le esportazioni di energia”, ha affermato Evan Wohlmann, Vice Presidente di Moody’s – Senior Credit Officer e l’autore del rapporto. “Lo sviluppo del giacimento di gas del Leviatano probabilmente rafforzerà ulteriormente la posizione di creditore netto di Israele”. Il giacimento è stato scoperto nel 2010, e si tratta di una delle maggiori scoperte dell’ultimo decennio: dovrebbe contenere fino a 605 miliardi di metri cubi di gas naturale, equivalente – è stato stimato, a 65 anni di consumo interno. Le compagnie petrolifere che sono al lavoro hanno finora investito nel progetto 3,75 miliardi di dollari. Un fattore che resta di debolezza è legato alle infrastrutture, e in particolare alla linea ferroviaria ad alta velocità Tel Aviv-Gerusalemme, ancora inspiegabilmente non funzionante.
Resta la principale debolezza creditizia del Paese: “La sua suscettibilità al rischio politico, in particolare rischi geopolitici persistenti con il potenziale di essere coinvolti in conflitti su piccola scala nella regione, nonché il rischio di un’escalation delle tensioni con la Palestina”. Detto questo, Israele – per Moody’s – ha visto un miglioramento della sua situazione di sicurezza negli ultimi anni. Allo stesso tempo, l’attuale prolungata stagione elettorale – che resta ancora un’incognita – ha prolungato l’incertezza politica e l’inerzia delle riforme, “ritardando al contempo gli sforzi più completi per affrontare il crescente deficit di bilancio”. Un’intensificazione degli sforzi di risanamento del bilancio a seguito della formazione del prossimo governo, quando ci sarà, che aiuta a preservare ampiamente i guadagni di riduzione del debito osservati nell’ultimo decennio “sarebbe positiva per il credito”, inteso come rating vero e proprio. Il continuo sviluppo del giacimento di gas del Leviatano e una maggiore chiarezza sulle dimensioni e sui tempi potenziali dei benefici economici e fiscali sarebbero positivi per il credito. “Le prospettive potrebbero essere stabilizzate se gli sviluppi geopolitici compromettessero materialmente la stabilità economica di Israele o se il governo dimostrasse un impegno nei confronti della disciplina fiscale, incluso un basso onere del debito, se si volgesse” conclude l’agenzia di rating.
Carlo Marroni, Pagine Ebraiche Dicembre 2019