Rivlin: “Andate a votare,
Israele merita stabilità”

Dalle 7 di questa mattina – ora locale – migliaia di seggi hanno aperto le proprie porte in Israele. Per la terza volta in un anno milioni di cittadini sono chiamati ad esprimere il loro voto e il malcontento per questa impasse politica è diffuso. Ad esprimerlo nei termini più duri, il Presidente d’Israele Reuven Rivlin in un messaggio alla nazione, pubblicato dopo aver votato. “Questo è normalmente un giorno di festa, ma la verità è che non ho voglia di festeggiare. Ho solo un senso di profonda vergogna quando mi trovo di fronte a voi, miei concittadini. Non ce lo meritiamo. Non ci meritiamo una campagna elettorale orribile e sporca come quella che finisce oggi e non ci meritiamo questa instabilità senza fine. Meritiamo un governo che lavori per noi”, le parole di Rivlin, che lancia però un appello contro l’astensionismo. “Vi chiedo: andate a votare. Ogni voto è quello giusto. Ogni voto è la vostra voce. Andate e fatela sentire. Spero vivamente che ci incontreremo di nuovo solo nel 2024, o almeno che non vedrò un’altra campagna elettorale come presidente del Paese che è così caro a tutti noi”.
L’affluenza fino alle 12 – 27,6 % – è stata la più alta registrata dal 1999 (alle 14 è salita al 38,1%). Allora vinse il laburista Ehud Barak contro il leader del Likud Benjamin Netanyahu, hanno scritto alcuni giornalisti israeliani. Ma i ricorsi storici non servono a capire il presente. Oggi Netanyahu sfida l’ex generale e leader di Kachol Lavan Benny Gantz e, stando ai sondaggi, si trattata di un testa a testa. In queste ore l’atteggiamento dei due leader – già immortalati nella foto di rito davanti alle urne – è opposto: Netanyahu, dopo aver fatto della campagna del Gevalt (l’allarme contro i pericoli) il suo mantra, in queste ore sta lanciando messaggi positivi sui social network: “stiamo vincendo ma serve il vostro aiuto per raggiungere la maggioranza ed evitare che Gantz governi assieme ad Ahmad Tibi e al partito arabo”, afferma il leader del Likud in uno dei suoi video. Il tono, a differenza delle elezioni precedenti, è molto più pacato e la strategia sembra cambiata. Almeno in queste ore. L’auspicio di Netanyahu è che la maggior affluenza sia nelle periferie dove il Likud è più forte. Sperano invece in Tel Aviv lo sfidante Gantz e il suo partito Kachol Lavan: decine di migliaia di israeliani residenti nella Città bianca ad aprile e a settembre non sono andati a votare e tendenzialmente si tratta di elettori di sinistra o di centro. Per portarli alle urne Kachol Lavan ha adottato la strategia del Gevalt abbandonata da Netanyahu: l’alternativa siamo noi o un regime come quello turco, con Netanyahu nelle parti di Erdogan, il loro monito.
Chi punta sull’aumento dell’affluenza è la Lista Unita, compagine che riunisce partiti a maggioranza araba. Già a settembre aveva ottenuto un ottimo risultato e il partito spera che sulla scia di quel successo più elettori, soprattutto del settore arabo, escano a votare e la scelgano. L’auspicio di Ayman Odeh, uno dei leader, è che tra gli arabi israeliani l’affluenza aumenti dal 6 al 10% (arrivando circa al 70%, come la media nazionale): in quella forbice si trovano i seggi in più alla Knesset.
Le urne chiuderanno questa sera alle 22 ora locale e sono stati aperti dei seggi appositi per chi è in quarantena da coronavirus.