Rivlin: “Prevalga senso di responsabilità. Serve un governo, non nuove elezioni”
Un giorno per consultare tutti i partiti della Knesset e accelerare così i tempi per affidare l’incarico per la formazione di un nuovo governo a Benjamin Netanyahu o Benny Gantz. Il Presidente d’Israele Reuven Rivlin prova in questo modo a dare un segnale alle forze politiche del paese: serve un governo il prima possibile, a maggior ragione in un momento di emergenza sanitaria globale. In una lettera inviata ai rappresentanti dei partiti, Rivlin ha spiegato che “Israele è in una doppia crisi, politica e sanitaria. Queste circostanze impongono che le consultazioni si svolgano rapidamente” e limitando il numero dei partecipanti delle delegazioni. In ossequio alle nuove norme dettate dall’infezione da coronavirus (50 i casi confermati nel paese) non ci saranno conferenze stampa, ma gli incontri con i rappresentanti dei partiti saranno diffuse via web, come già in passato. Per Rivlin la politica deve agire in modo responsabile, mirare a “creare fiducia nell’apparato di governo da parte dei cittadini israeliani e formare un esecutivo il più presto possibile, senza la necessità di una quarta elezione in un anno”. Perché lo spauracchio di un ritorno alle urne esiste: il Primo ministro uscente Benjamin Netanyahu, nonostante il successo del suo partito con la conquista di 36 seggi (il più grande della Knesset), non ha i numeri per governare. Il blocco di destra si ferma infatti a 58 seggi, tre seggi in meno dei 61 necessari. L’avversario Benny Gantz sta cercando invece in tutti i modi in queste ore di riunire il fronte dell’opposizione. Sulla carta avrebbe i numeri – Kachol Lavan, Lista Unita, Labor-Gesher-Meretz e Yisrael Beitenu insieme contano 62 seggi sui 120 totali della Knesset – ma ci sono molti ostacoli da superare. Nonostante il via libera del falco Avigdor Lieberman (Yisrael Beitenu) a un governo di minoranza con il sostegno esterno della Lista Unita (l’unione dei partiti arabi), due parlamentari di Kachol Lavan rischiano di far saltare il banco. Zvi Hauser e Yoaz Hendel, in passato consiglieri di Netanyahu e oggi nelle fila del partito di Gantz, sono infatti contrari a un sostegno arabo. Secondo il Canale 12 dai vertici del partito è arrivato un ultimatum: o acconsentite al piano o rassegnate le dimissioni dalla Knesset. Quei due seggi sono fondamentali per la formazione del governo a causa delle divisioni interne alla lista araba: i tre membri di Balad, il fronte più estremista della compagine araba, non vogliono dare il proprio sostegno a Gantz. È accaduto a settembre – quando la Lista unita appoggiò l’ex generale senza i voti proprio di Balad – e si ripeterà con ogni probabilità oggi. Ma quei tre seggi non servono se tutto Kachol Lavan è unito. Contando infatti anche il voto di Hauser ed Hendel, si arriva a 59, uno in più dei 58 del blocco guidato da Netanyahu e abbastanza per un governo di minoranza.
Secondo Yair Lapid, numero due di Kachol Lavan, l’unica alternativa a una coalizione votata dalla Lista Unita sarebbe un’altra elezione – la quarta – ovvero una “catastrofe” per il Paese. “Andremmo a quarte elezioni, come vuole Bibi. Sì, è terribile come sembra. Più elezioni, più odio infondato, più incitamento, più violenza, più miliardi di shekel sprecati”, ha scritto Lapid sui social network, sostenendo che a Netanyahu un ritorno alle urne andrebbe bene. Non è un buon segno in questo senso arrivato dal Likud in queste ore: la Commissione centrale del partito si riunirà per cancellare la possibilità di primarie e confermare l’attuale lista di parlamentari in caso la 23esima Knesset venga sciolta.
Daniel Reichel