“La Knesset scelga il suo nuovo presidente”
Entro domani la Knesset deve riunirsi e nominare il suo nuovo presidente. È quanto ha sancito la Corte Suprema israeliana in queste ore, pronunciandosi in modo chiaro su quale iter debba seguire la democrazia israeliana. L’attuale presidente, Yuli Edelstein del Likud – il partito del Premier ad interim Benjamin Netanyahu – aveva sospeso le attività del parlamento la scorsa settimana, impedendo di fatto il voto su un suo possibile sostituto e venendo criticato dal presidente Reuven Rivlin. Edelstein in un primo momento aveva sostenuto che il congelamento fosse legato alle precauzioni di sicurezza dovute all’epidemia di coronavirus, ma in seguito ha spiegato la sua decisione come una mossa volta a costringere il Likud e l’avversario Kachol Lavan a scendere a compromessi nei colloqui per la formazione di un governo di unità nazionale.
Oggi la Knesset si riunirà, seppur in forma speciale a causa delle restrizioni legate al coronavirus, e dovrebbe nominare le nuovi commissioni. I parlamentari inoltre, entro le prossime 24 ore – stando alla decisione della Corte suprema –, dovrebbero nominare una nuova guida: ad avere attualmente la maggioranza parlamentare è il partito Kachol Lavan, che può contare sui voti della Lista araba, dei partiti di sinistra e del falco Avigdor Lieberman. Da questa eterogenea compagine dovrebbe dunque uscire il nome del prossimo presidente della Knesset. Se così fosse, significherebbe una prima chiara sconfitta politica per il Premier uscente Netanyahu. Quest’ultimo – dal dicembre 2018, da quando cioè ha chiamato lui stesso elezioni anticipate – continua a guidare l’esecutivo senza avere un sostegno parlamentare: non sono bastate tre elezioni perché Netanyahu – o i suoi avversari di Kachol Lavan – ottenesse una maggioranza alla Knesset in grado di affidargli in modo definitivo il mandato di guidare il governo. Anzi, ora quel mandato è stato affidato all’avversario Benny Gantz, che come prima cosa vuole cambiare il presidente della Knesset e poi cercare di portare al voto una legge che impedisca a un parlamentare sotto processo di diventare Primo ministro: ovvero bloccare Netanyahu, il cui processo per corruzione e frode doveva iniziare il 17 marzo scorso ma che – in virtù della chiusure dei tribunali per motivi sanitari – è stato rinviato di diversi mesi.
Intanto la minoranza di governo guidata da Netanyahu si stringe attorno al leader e accusa la Corte suprema di voler prendere il controllo della Knesset. “Se il presidente della Corte Suprema Hayut vuole mettersi al di sopra della Knesset, è invitata a venire nell’edificio con le sue guardie e ad aprire lei stessa la sessione. In questo modo sarà chiaro che stiamo assistendo a un colpo di stato”, ha detto il ministro del Gabinetto di Netanyahu, Yariv Levin. A Levin ha replicato Kachol Lavan: “La democrazia è democrazia, non solo quando è comoda per te e Netanyahu. Rispettate la volontà della maggioranza e smettete di danneggiare le istituzioni dello Stato”.