Immunità di gregge o nuova ricaduta,
Israele si prepara alla prossima crisi

Israele condurrà 100.000 test sierologici per il Covid-19 nel tentativo di determinare il grado di infezione nella popolazione. Si tratta di un’operazione con pochi eguali al mondo e che sarà avviata nelle prossime settimane, ha raccontato al New York Times il direttore generale del ministero della Salute Moshe Bar-Siman-Tov. Il quotidiano americano ha intervistato in esclusiva Bar-Siman-Tov, dando per primo la notizia di questa iniziativa su larga scala i cui risultati saranno importanti per determinare se gli israeliani sono vicini a sviluppare l’immunità di gregge o se dovranno prepararsi a una nuova e seria ricaduta. In questo secondo caso, afferma il dirigente, Israele dovrà essere pronta a prendere tutti i provvedimenti necessari per il prossimo inverno al fine di evitare che i propri ospedali vengano sopraffatti dall’emergenza. “Questa è la missione più importante: prepararsi per la prossima ondata, specialmente durante l’inverno”, ha detto Moshe Bar-Siman-Tov al giornalista del New York Times David Halbfinger. “Per fortuna, il Covid-19 ci ha colto nel periodo post-influenzale. Ma non possiamo dare per scontato che non ci sarà una nuova ondata o che questa sarà durante l’estate”.
Oltre a Israele, anche la Germania ha annunciato che farà un’indagine campione sulla diffusione del nuovo coronavirus tra la propria popolazione. I funzionari israeliani, spiega Halbfinger, auspicano che l’indagine dia un quadro chiaro della percentuale di popolazione sana non ancora esposta al virus, e della parte già esposta che ha invece sviluppato gli anticorpi. “Le risposte potrebbero avere enormi implicazioni sulla capacità del Paese di resistere a una nuova ondata del virus. Se i test sierologici mostreranno che una parte considerevole della popolazione ha sviluppato gli anticorpi, ciò potrebbe significare che Israele è sulla via dell’immunità del gregge e sarebbe ben equipaggiata per resistere ad ulteriori epidemie”, scrive il New York Times. Al contrario, se solo una piccola percentuale della popolazione ha contratto il virus ed è guarita, il rischio – afferma Bar-Siman-Tov – è che il sistema sanitario venga sopraffatto da una nuova emergenza.
Israele, si legge nell’articolo, sta facendo una sorta di scommessa sui test sierologici perché per il momento l’Organizzazione mondiale della Sanità ha avvertito che non esiste alcuna prova che le persone guarite dal Covid-19 siano protette da nuove infezioni. “A oggi non è chiaro se e per quanto tempo il sistema immunitario mantenga la memoria del coronavirus. – spiegava Emanuele Menietti sul Post – Le incertezze sono dovute al fatto che conosciamo da pochi mesi questo virus e che serve tempo per verificare, in chi l’ha avuto, se si resti o meno immuni e per quanto. È una domanda cruciale cui ricercatori e medici confidano di dare una risposta nei prossimi mesi, anche perché dalla durata dell’immunizzazione potrebbe dipendere il successo di un vaccino per ridurre la diffusione della Covid-19”. Domande a cui Israele sta cercando di dare risposta attraverso questa operazione su larga scala.
Secondo il direttore della ministero della Sanità non sarà difficile ottenere il via libera dai cittadini israeliani. Nell’ultimo anno tra il 70 e l’80% dei cittadini ha fatto gli esami del sangue; una propensione che faciliterà il lavoro dei ricercatori. In particolare ai pazienti che si recheranno nelle cliniche israeliane per fare normali esami del sangue verrà chiesto di consentire che i loro campioni siano testati anche per il coronavirus. “Verrà anche chiesto loro di compilare dei questionari per sapere se e quando hanno avuto dei sintomi, se sono stati isolati a casa o ricoverati in ospedale, chi tra i loro amici e parenti ha contratto il virus, e così via”.
Se l’indagine a livello nazionale dovesse mostrare che una larga parte della popolazione è immune, il governo potrebbe allentare le restrizioni ancora in vigore più velocemente, ha evidenziato Bar-Siman-Tov al New York Times.

Daniel Reichel

(Nell’immagine, medici dell’ospedale Hadassah Medical Center di Gerusalemme)