Israele e i ministri da scegliere
Il 14 maggio alle 13 il nuovo governo frutto dell’accordo tra Benjamin Netanyahu e Benny Gantz presterà giuramento e darà a Israele, dopo oltre un anno di stallo politico, una nuova guida. Ad annunciarlo, lo stesso Gantz, che al momento ha l’incarico di presiedere la Knesset ma che nel nuovo governo dovrebbe assumere il ruolo di ministro della Difesa. Da lì guarderà Netanyahu guidare il paese per 18 mesi, per poi sostituirlo – in un’inedita rotazione della premiership – per altri 18 mesi. Ma prima i due dovranno arrivare a giovedì con tutti i ministri pronti e, anche se siamo agli sgoccioli, su questo fronte le trattative vanno avanti frenetiche in queste ore. Il problema sia di Netanyahu sia di Gantz è quello di non scontentare nessuno all’interno delle proprie file (rispettivamente il Likud e Kachol Lavan) ma la partita non è semplice.
Secondo il quotidiano Maariv, da Kachol Lavan si fanno pressioni perché Gantz non molli il ministero della Sanità alla controparte. Se non teniamo il portafoglio della salute, la tesi degli alleati di Gantz riportata da Maariv, è difficile giustificare all’elettorato il fatto di essere entrati in un governo con Netanyahu perché c’è un’emergenza sanitaria. “D’altra parte, il Likud chiede a Netanyahu di tenere l’istruzione e la gestione di Gerusalemme e degli insediamenti per non chiudere la porta alla sua destra nel prossimo futuro”, aggiunge il quotidiano israeliano. Il riferimento è alla decisione di Yamina, il partito di Naftali Bennett (ministro della Difesa uscente) e Ayelet Shaked, di rimanere all’opposizione. Secondo il ministro Zeev Elkin, uomo del Likud, i due sbagliano a rimanere fuori dalla coalizione: “è un male per loro e per il Paese, perché vorrei vedere la destra più forte possibile in questo governo”, ha dichiarato in un’intervista radiofonica Elkin. Intanto però anche nel Likud ci sono voci di malessere: Netanyahu, riporta l’emittente Kan, ha incontrato Yuli Edelstein, il quale non ha accettato nessuno proposta salvo la presidenza della Knesset. Edelstein vorrebbe tornare all’incarico da cui si era dimesso solo poche settimane fa – dopo uno scontro con la Corte Suprema senza precedenti – ma Kachol Lavan ha posto il veto. E a guidare la Knesset dovrebbe essere un altro uomo del Likud, Yair Levin.
Tra i possibili scontenti, c’è anche Miri Regev che sembrava inizialmente indirizzata verso il ministero della Pubblica Sicurezza (ruolo chiave per la nomina del prossimo capo della polizia, vacante oramai da mesi). Quel portafoglio potrebbe andare invece ad Amir Ohana, ministro della Giustizia uscente. A Regev verrebbe affidato il ministero dei Trasporti, cosa che non le piacerebbe affatto, fanno sapere dal suo entourage. Insomma a pochi giorni dal giuramento, il volto del governo d’Israele è ancora tutto da definire.