Israele, fino a luglio non si vola

I voli commerciali in Israele non riprenderanno fino a metà luglio. È quanto ha dichiarato il direttore generale dell’aeroporto Ben Gurion Shmuel Zakaim al sito d’informazione Ynet. E anche quando ci sarà il via libera, ha spiegato Zakaim, il numero di aerei in partenza rimarrà basso. “Le norme sociali di distanziamento negli aeroporti non ci permetteranno di aumentare la capacità di passeggeri – ha dichiarato Zakaim – Se terremo il passo a questo ritmo, vedremo qualche dozzina di voli in partenza dall’aeroporto Ben Gurion a partire da metà luglio e non prima. Finché non ci sarà un vaccino per il coronavirus e la malattia continuerà a spostarsi da un paese all’altro, non ci saranno cambiamenti significativi”.
Nei giorni scorsi l’autorità aeroportuale ha stilato una lista di paesi considerati come destinazioni non a rischio, tra cui Grecia, Cipro, Seychelles, Austria, Slovenia, Croazia, Serbia, Montenegro, Islanda, che sono caratterizzati da una bassa percentuale di contagi da Covid-19. L’idea sarebbenon solo di permettere di andare nelle destinazioni in elenco ma anche di escludere – per chi torna da quei paesi – la quarantena obbligatoria di 14 giorni. Al momento le restrizioni di volo sono ancora in vigore, quindi l’atterraggio in Israele richiede due settimane di isolamento mentre l’ingresso ai passaporti non israeliani è proibito.
Secondo il giornalista Amichai Stein dell’emittente israeliana Kan, in queste ore il Primo ministro Benjamin Netanyahu ha partecipato a una riunione convocata dal cancelliere Sebastian Kurz con alcuni dei paesi considerati a basso contagio. “Vorrei trovare un meccanismo per fare i test per il Covid-19 sul campo, prima della partenza e dopo l’atterraggio dei passeggeri”, il virgolettato di Netanyahu, riportato da Stein.