Israele preoccupata dal ritorno del virus e divisa sul piano di annessione
Continuano a salire i casi di contagio da coronavirus in Israele. Una situazione tenuta sotto controllo dalle autorità ma che inizia a destare alcune preoccupazioni. I funzionari del ministero della Sanità hanno attribuito gran parte del recente aumento di nuovi casi alla riapertura delle scuole, in cui gli studenti sono ritornati a maggio dopo due mesi di assenza a causa del lockdown. Per diversi esperti l’aumento è fisiologico e legato alla ripartenza del paese, con non solo le scuole riaperte ma anche tutte le attività commerciali. Dall’altro lato questo dato ricorda l’importanza del rispetto del misure protettive: a inizio settimana il primo ministro Benjamin Netanyahu ha ordinato di intensificare l’applicazione delle regole di distanziamento sociale, ampliando i poteri delle amministrazioni comunali per far rispettare l’obbligo di indossare le mascherine e il divieto di grandi assembramenti. E a proposito di assembramenti, l’emittente Canale 12 ha mandato in onda un servizio in cui si documentava l’affollata situazione ad un checkpoint in Cisgiordania con centinaia di lavoratori palestinesi, stretti gli uni agli altri, che attendevano di recarsi in Israele per lavorare. Una situazione che, spiegava il giornalista israeliano, rischia di trasformarsi in un focolaio di contagi. E in tutto questo continua a complicarsi la relazione tra autorità israeliane e palestinesi: dopo l’annuncio del Premier Benjamin Netanyahu di voler annettere – a partire dal 1° luglio e in linea con il piano di pace proposto dalla presidenza Trump – alcuni territori della Cisgiordania, il leader palestinese Mahmoud Abbas e tutta l’Anp hanno scelto di rispondere sospendendo la cooperazione con Israele e diversi punti previsti negli Accordi di Oslo. In queste, ore ad esempio, l’Anp ha rifiutato un carico di medicinali inviati dagli Emirati Arabi Uniti perché il loro arrivo è stato coordinato con gli israeliani. Non solo, come spiega il professor Sergio Della Pergola nel video pilpul che andrà in onda questa sera, Ramallah ha deciso di bloccare l’arrivo delle tasse che Israele riscuote per conto dell’Anp e poi trasferisce nelle sue casse. Autodanneggiandosi e creando tensioni all’interno della loro stessa società, Abbas e la sua leadership sperano di aumentare la pressione su Israele. Non solo, racconta ancora Della Pergola, le autorità palestinesi stanno pensando di dichiarare l’indipendenza dello Stato palestinese con i confini pre-1967 per creare una situazione di diritto sul terreno nuova e che potenzialmente metta in difficoltà Israele. Sull’altro versante intanto la discussione politica – ed è questo il centro dell’approfondimento di questa sera con il professor Della Pergola – continua a vertere sull’annessione di parte dei territori della Cisgiordania, sul suo significato e i suoi effetti. Una discussione che ha radici lontane e ha coinvolto nomi illustri della cultura israeliana, tra cui il celebre poeta Nathan Alterman. Dopo la guerra del 1967, racconta Della Pergola, Alterman si espresse in modo chiaro sulle colonne del quotidiano Maariv sugli effetti del conflitto e la conquista da parte d’Israele di nuovi territori (tra cui la Cisgiordania) parlando di “cancellazione della differenza tra Stato d’Israele e terra d’Israele. “Alterman espresse forse per primo il concetto di Eretz Israel HaShlemà, ossia l’interezza della terra d’Israele intesa come la parte a occidente del Giordano”. Ma se da una parte uno dei simboli della cultura israeliana si esprimeva in questi termini (e lo faceva a distanza di una settimana dalla fine della guerra dei Sei giorni), la politica dava altri segnali: il governo di allora – un governo di unità nazionale che comprendeva il socialista Levi Eshkol, l’erede di Ben Gurion Moshe Dayan e il revisionista Menachem Begin – “aveva chiaramente deciso di rinunciare a tutte le terre occupate in quei giorni del 1967 in cambio di un riconoscimento formale e ufficiale degli Stati arabi”, spiega Della Pergola. Ma arrivò il gran rifiuto dalla conferenza di Khartoum che segnò il destino di quei territori e portò all’evoluzione politica che conosciamo oggi, con tutte le discussioni sull’annessione, sugli insediamenti, sul piano Trump che – e lo confermano i sondaggi dei media locali – dividono l’opinione pubblica israeliana.
Per approfondire queste tematiche, l’appuntamento è per questa sera alle 22.30 sui canali social UCEI e Pagine Ebraiche e in versione audio nella sezione Pagine Ebraiche da ascoltare.