Zeev Sternhell (1935-2020)

Sopravvissuto alla Shoah, un’autorità in merito allo studio del fascismo, voce di primo piano della sinistra israeliana e attivista per la pace. Così i media israeliani e internazionali ricordano in queste ore Zeev Sternhell, noto accademico israeliano, scomparso all’età di 85 anni. A lungo editorialista di Haaretz, Sternhell vinse nel 2008 il prestigioso Premio Israele per le sue ricerche nell’ambito delle scienze politiche. Un premio che fu contestato dai sostenitori della politica degli insediamenti in Cisgiordania, aspramente criticata da Sternhell. Le contestazioni si trasformarono in minacce e poi in un vero e proprio attentato (25 settembre 2008) da parte di un estremista di destra, Jack Teitel. Nell’attacco – una bomba piazzata fuori dalla sua casa a Gerusalemme – l’accademico rimase ferito ma senza gravi conseguenze. Teitel fu poi condannato a due ergastoli per l’omicidio di due palestinesi e per il tentato omicidio di altre persone tra cui Sternhell. “Se questo atto non è stato commesso da una persona squilibrata, ma da qualcuno che rappresenta una visione politica, allora questo è l’inizio della disintegrazione della democrazia israeliana”, aveva commentato all’epoca dal suo letto di ospedale.
Nato nel 1935 a Przemysl, in Polonia, era erede di una famiglia ebraica benestante. Durante la seconda guerra mondiale, sua madre e sua sorella furono assassinate dai nazisti (suo padre era morto in precedenza). Lui si salvò dopo essersi nascosto con lo zio e la zia a Leopoli. Dopo la guerra, scrive Ofer Aderet su Haaretz ricordando la sua biografia, fu battezzato in Polonia per la preoccupazione di un crescente antisemitismo nel Paese. Nel 1946, emigrò in Francia, dove assunse una nuova identità, studiando la cultura francese, lasciandosi alle spalle la sua formazione polacca e il cattolicesimo. Prima del diploma, nel 1951, decise di emigrare in Israele da solo, spinto da convinzioni sioniste. “La guerra d’indipendenza accese la mia immaginazione – raccontò Sternhell – la scelta di fare l’aliyah fu personale. Derivava sia dalla storia sionista della mia famiglia sia dalla mia volontà di partecipare alla costruzione dello Stato ebraico”.
Prestando servizio nell’esercito, diventò sottotenente nella Brigata Golani durante la guerra del Sinai del 1956 e partecipò poi alla Guerra dei Sei Giorni, a quella del Kippur e al conflitto con il Libano del 1982. Nel frattempo proseguì i suoi studi in scienze politiche, laureandosi all’Università Ebraica di Gerusalemme, per poi proseguire all’Institut d’études politiques di Parigi con una tesi dedicata al nazionalista Maurice Barres. I suoi lavori – molti dei quali tradotti in italiano, da Nascita dell’ideologia fascista a Né destra né sinistra a Nascita di Israele editi da BCD – hanno avuto un forte impatto sulle interpretazioni tradizionali delle ideologie antiliberali e antidemocratiche.
“È stato uno dei principali ricercatori del pensiero politico in Israele e nel mondo – ha dichiarato il presidente dell’Università Ebraica Asher Cohen – La sua ricerca innovativa ha cambiato il modo in cui la nostra comunità scientifica percepisce i movimenti ideologici, in generale, e i movimenti radicali, in particolare. Era un uomo onesto, uno che perseguiva instancabilmente la pace e la giustizia”.
Contrario all’idea di creare una Grande Israele e quindi all’annessione dei territori in Cisgiordania, Sternhell – spesso al centro di accesi dibattiti – in un’intervista ad Haaretz aveva esplicitato la sua posizione: “Non sono venuto in Israele per vivere in uno stato binazionale. Se avessi voluto vivere come minoranza, avrei potuto scegliere luoghi più piacevoli e sicuri. Ma non sono venuto in Israele nemmeno per essere un governante coloniale. Ai miei occhi, il nazionalismo che non è universalista, il nazionalismo che non rispetta i diritti nazionali degli altri, è un nazionalismo pericoloso. Per questo credo che il tempo stringa. Non abbiamo tempo”.