“Virus, Israele è nella seconda ondata”
Il governo di Gerusalemme, nato per affrontare l’emergenza innescata dalla pandemia, è chiamato in questa fase a una prova decisiva: in Israele i contagi, dopo essere stati a lungo tenuti sotto controllo, sono aumentati in modo significativo e ora si parla apertamente – e con preoccupazione – di seconda ondata di infezioni da covid-19. “Siamo all’inizio di una seconda ondata di contagi da coronavirus. Dobbiamo introdurre nuove restrizioni che riguarderanno incontri, cerimonie nuziali e luoghi di culto ebraici”, aveva annunciato il ministro della Sanità Yuli Edelstein. E proprio in queste ore il gabinetto di governo ha deciso di adottare le annunciate nuove misure restrittive, che non sono severe come quelle di inizio pandemia ma comunque rappresentano un passo indietro.
“Dopo un’attenta riflessione e su consiglio di professionisti, il ministero della Salute ha concordato che dobbiamo limitare le presenze ai matrimoni, nelle sinagoghe e alle celebrazioni”, ha detto Edelstein, aggiungendo che il governo si prenderà carico dei danni economici che deriveranno da queste restrizioni per alcune imprese. “Le università dovranno tenere gli esami di fine trimestre a distanza per proteggere la salute degli studenti e delle loro famiglie”, ha spiegato il ministro, aggiungendo che nel pubblico il 70% dei dipendenti dovrà lavorare in smartworkin. Edelstein ha poi attaccato chi ha messo in dubbio la gravità dell’aumento dei contagi e negato che il suo ministero stia facendo allarmismo.
Intanto all’interno del governo sale la tensione al vertice tra il Premier Benjamin Netanyahu e il premier in alternanza Benny Gantz, attualmente ministro della Difesa. Quest’ultimo ha infatti dichiarato che “tutto ciò che non concerne il coronavirus può aspettare”, riferendosi evidentemente al piano di annessioni in Cisgiordania annunciato da Netanyahu e che dovrebbe prendere il via a partire dal 1° luglio. “Una data che non è sacra”, aveva dichiarato sempre Gantz in precedenza parlando con l’inviato speciale degli Stati Uniti Avi Berkowitz. Ovvero, almeno per il ministro della Difesa, le priorità sono altre e qualsiasi annessione può aspettare. Non così per Netanyahu che in una riunione del suo Likud ha replicato a Gantz senza mezzi termini: “La questione non dipende da Kahol Lavan (il partito di Gantz). Non sono un fattore in ogni caso”.