Israele e quella curva che non scende

Due sono le costanti di queste difficili settimane israeliane: il bollettino dei contagi da coronavirus che non accenna a scendere e le proteste di piazza contro il governo. E intanto lo spettro di un nuovo lockdown continua ad avvicinarsi. L’ultimo dato parla di 1977 nuovi positivi da Covid-19, pochi meno rispetto all’asticella fissata dal ministro della Salute Yuli Edelstein per chiedere l’imposizione di una nuova chiusura totale: 2000 il tetto invalicabile indicato da Edelstein, che in queste ore si è lamentato delle azioni della Commissione parlamentare che si occupa dell’emergenza sanitaria. “Il loro comportamento ci porterà verso il lockdown completo” ha dichiarato durante una conferenza stampa a Haifa, riferendosi alla decisione della Commissione di respingere l’idea del governo di limitare i ristoranti alle consegne a domicilio. Questo scontro, l’analisi dei media israeliani, è la dimostrazione della confusione che si è creata nella politica con il continuo rimpallo di responsabilità e una gestione scomposta della crisi sanitaria. Per ricomporre queste divisioni e riportare tutti sulla stessa barca è attesa la nomina di un supercommissario per il Coronavirus: Edelstein ha dichiarato che arriverà prestissimo in un’intervista rilasciata al quotidiano economico Globes. “Mi prendo anche la colpa. Sono passate più di due settimane da quando abbiamo annunciato che stavamo cercando un project manager, e non abbiamo ancora trovato la persona giusta. È davvero troppo tempo – non è più l’attesa di un esperto, è l’attesa di un Messia. Giuro che se non oggi, allora domani arriveremo con il nome”, le parole del ministro della Sanità. Non è chiaro se, come annunciato negli scorsi giorni, ad essere nominato sarà Gabi Barbash, ex amministratore delegato dell’ospedale Ichilov di Tel Aviv e già direttore generale del Ministero della Salute.