Israele-Siria, nuove tensioni al confine

Chi c’è dietro il commando terroristico di quattro uomini che nella notte ha cercato di piazzare dell’esplosivo sul confine tra Israele e Siria. È quanto stanno cercando di scoprire le forze di sicurezza israeliane dopo aver annunciato di aver bloccato la minaccia nella notte. Il commando proveniente dalla Siria voleva posizionare dell’esplosivo lungo la recinzione che delimita il confine sulle alture del Golan ma è stato intercettato dai soldati israeliani che, con il supporto dell’aviazione, lo hanno eliminato. Il portavoce dell’esercito ha detto che è troppo presto per dire se e a quale organizzazione appartengano i quattro terroristi uccisi, aggiungendo che in ogni caso Israele ritiene “il regime siriano responsabile”. Nelle ultime settimane sono aumentate le tensioni lungo la frontiera israelo-siriana dopo che un miliziano del gruppo terroristico libanese Hezbollah, sostenuto dall’Iran, è stato ucciso nei pressi di Damasco. Da allora Israele ha potenziato la sua presenza sul fronte settentrionale, lì dove confina con Libano e Siria. Ai giornalisti israeliani il tenente colonnello Jonathan Conricus ha spiegato che lo scontro notturno è avvenuto nello stesso punto in cui fino a due anni fa Israele aveva allestito un ospedale da campo per curare i siriani feriti nella guerra civile. Inoltre nell’area, ha aggiunto il portavoce dell’esercito Hidai Zilberman, da alcuni giorni erano state notate diverse persone che si avvicinavano al confine “fingendo di essere innocui pastori”: in realtà, la tesi israeliana, si trattava di un’operazione di ricognizione prima dell’attacco. Un’aggressione in ogni caso fallita, così come quella di una settimana fa, sottolinea su Haaretz l’analista militare Amos Harel, secondo cui la mano che ha guidato le due operazioni è la stessa: Hezbollah. Il leader del gruppo terroristico Hassan Nasrallah ha promesso più volte di attaccare Israele, sottolinea Harel, e le due ultime operazioni ne sarebbero la dimostrazione. Ma l’obiettivo del leader di Hezbollah, prosegue l’analista, non è quello di innescare un conflitto diretto ma portare a casa dei successi circoscritti. Successi che la preparazione israeliana gli ha fino ad oggi negato e l’attenzione resta alta anche per il prossimo futuro.