Hiroshima, 6 agosto 1945 L’uomo che non chiuse gli occhi
“Non c’è una riga falsa in questo diario; e nessuna vanità che non si fondi sul pudore. Se avesse un senso riflettere su quale forma di letteratura sia oggi indispensabile, indispensabile a un uomo che sa e non chiude gli occhi, si dovrebbe dire: eccola, è questa”. Con queste parole il premio Nobel per la Letteratura Elias Canetti descriveva il diario di Michihiko Hachiya, medico di Hiroshima sopravvissuto alla bomba atomica sganciata dagli americani il 6 agosto 1945. Attraverso le parole e gli occhi di Hachiya la tragedia di quell’evento diventa reale e tangibile, spiega lo storico sociale delle idee David Bidussa nella puntata odierna di “pagine e svolte”. Il Diario di Hachiya e la postfazione di Canetti saranno la prima lettura che al Bidussa studente universitario proporrà il suo professore di storia contemporanea Giorgio Rovida. Un invito di lettura non legato al programma di studio ma suggerito da Rovida perché, ricorda Bidussa: “Dovete capire che la storia contemporanea è la storia del vissuto delle persone, non è solo la storia degli eventi”. E Canetti, aggiunge lo storico delle idee, spiega fino in fondo cosa significhino queste parole parlando della testimonianza di Hachiya.