Augusto Monti, insegnare l’antifascismo

Nonostante negli anni ’30 il liceo fosse in larga parte molto fascistizzato, ci furono professori in grado di trasmettere ai propri studenti quegli anticorpi necessari a combattere la dittatura. Tra questi, racconta Alberto Cavaglion nella nuova puntata di pagine di letteratura, Augusto Monti. “Professore del Liceo D’Azeglio di Torino, Monti è stato un grande insegnante, un grande professore di lettere classiche e appartiene a quella generazione di professori che furono le guide spirituali del miglior antifascismo”. Monti l’antifascismo lo insegnò sui banchi di scuola, accompagnando i suoi studenti a comprendere i grandi autori classici e la loro libertà di pensiero ma anche scrivendo di suo pugno racconti carichi di valori risorgimentali e al contempo lontani dalla retorica fascista. Tra questi racconti, Cavaglion rievoca in particolare Un savio natano monferrino, contenuto nella raccolta Iniqua mercede, pubblicato dalla casa editrice Ceschina nel 1935. Ispirato al celebre Nathan il saggio di Gotthold Ephraim Lessing, il racconto di Monti rappresenta una risposta al clima di antisemitismo sempre più pesante che si respira nell’Italia fascista. Nel 1934 a Ponte Tresa vengono arrestati diversi antifascisti, molti sono ebrei: Sion Segre Amar, Leone Ginzburg, Mario Levi, e altri ancora. Il processo contro di loro fa esplodere la “questione ebraica”: “dopo Ponte Tresa abbiamo la prima avvisaglia della sorta di teorema che applicherà Mussolini: tutti gli ebrei sono antifascisti, tutti gli antifascisti sono ebrei”, spiega Cavaglion. In questo contesto, Monti scrive il suo racconto: un dialogo tra il padre e un celebre ebreo di Acqui, Graziadio De Benedetti. Quest’ultimo ebbe una parte importante nella vita dei Monti: salvò il padre di Augusto dal tracollo economico e diventò, per il futuro professore del D’Azeglio, l’esponente “di una diversità che ha reso possibile la salvezza della sua famiglia”. Il racconto Un savio natano monferrino è una difesa di questa diversità, della libertà di religione, una contestazione del clima di antisemitismo dell’Italia di allora nonché una sintesi di storia dell’ebraismo in Piemonte. Un racconto da leggere e da ascoltare di un professore che ebbe il coraggio di mettere nero su bianco la sua posizione contro la retorica fascista.