Il 16 ottobre negli occhi di Giacomo Debenedetti

Un libro difficile da classificare, precoce e coraggioso, in un momento in cui di Memoria si parlava ancora poco. Un’opera che è sia letteratura sia storia, capace di creare un ponte tra le due e raccontare una delle pagine più buie del Novecento italiano: la deportazione nazifascista degli ebrei romani del 16 ottobre 1943. A raccontare la tragicità di quell’evento, Giacomo Debenetti nel suo 16 ottobre 1943: un testo fondamentale per capire cosa fu quell’episodio nella memoria dell’ebraismo della Capitale e non solo, nella memoria storica del paese, spiega la storica Anna Foa nell’ultima puntata della rubrica “pagine e storia”. “Mentre era nascosto dai vicini di casa, Debenetti assiste alla razzia e la racconta. Non è certo un libro di storia, non ha le fonti, ma le cose che racconta, le testimonianze a cui dà voce, sono cose tutte vere. È una sorta di gioiello. È una delle poche cose letterarie che Debenedetti, uno dei più grandi critici di letteratura italiana, scrive nel corso della sua vita”. O come dirà Alberto Moravia, “Debenedetti riesce a darci tutto ciò che avremmo potuto aspettarci da uno scrittore della famiglia di Defoe e Manzoni: sgomento della ragione di fronte alla furia irrazionale, carità religiosa, pietà storica, strazio esistenziale”.