Israele torna sui banchi di scuola
Dopo gli errori di maggio, Israele prova a far ripartire il suo sistema educativo: circa 2,4 milioni di studenti israeliani sono tornati il Primo settembre tra i banchi, reali e virtuali, tra mascherine, distanziamento sociale, cautele e polemiche. “Che questo sia un anno scolastico sano e sicuro per tutti i bambini di Israele, e che tutti noi possiamo tornare presto all’attesa routine”, l’auspicio del Presidente d’Israele Reuven Rivlin, che ha salutato il primo giorno degli studenti della scuola Gesher di Beit Shemesh. L’attenzione di tutto il paese – e non solo – è a a prevenire ogni possibile focolaio di contagi: in primavera la riapertura troppo veloce e generalizzata delle scuole è stato uno dei fattori principali della nuova ondata di positivi al coronavirus in Israele. E l’impegno ora è ad evitare di fare gli stessi sbagli, ancor più che oggi il bilancio dei contagi nel paese si attesta su numeri preoccupanti: oltre duemila nelle ultime 24 ore. Per questo il commissario alla pandemia Ronni Gamzu non ha voluto fare concessioni e ha imposto al governo di non aprire le scuole nelle città considerate rosse, ovvero ad alto tasso di contagi. “Potrebbe essere che il ministro dell’istruzione alla fine avrà ragione, ma non si tratta di chi questo”, ha detto Gamzu durante un briefing con la stampa, riferendosi alla volontà del ministro Yoav Gallant di aprire tutti gli istituti, anche nelle zone rosse. “Noi gestiamo i rischi, e questo non è un rischio da correre”, la conclusione di Gamzu, che è riuscito a convincere l’esecutivo a seguire i suoi consigli.