“Contro il virus, una lotta
per la nostra vita”

“Questa domenica mattina doveva essere l’ultima volta che, durante il mio mandato, avrei aperto la mia casa al popolo israeliano in onore della festa di Sukkot. È sempre stata una giornata di festa e di cuore per me e per mia moglie Nechama, che si mescolavano tra i visitatori per ore e ore, senza mai perdere l’occasione di stringere la mano a qualcuno o di fare un selfie. Mi piaceva vedere i bambini correre e giocare, lavando via la serietà di questa vecchia casa e riempiendola di gioia festiva. Ma quest’anno la mia casa è rimasta chiusa”. Sono amare le considerazioni del Presidente d’Israele Reuven Rivlin in questa che sarà la sua ultima festa di Sukkot nella residenza presidenziale. Il prossimo anno infatti scadrà il suo mandato. In sette anni Rivlin è diventato una figura molto apprezzata della politica israeliana, grazie al suo impegno per far dialogare la politica e i diversi settori della società. Non sono mancati momenti complicati nel corso della sua presidenza, in particolare rispetto all’instabilità politica degli ultimi anni. Contro il continuo ricorso alle urne, Rivlin si è espresso in modo deciso e chiaro, appellandosi ai leader politici affinché trovassero una quadra. Alla terza votazione in un anno, l’intesa è stata trovata nella primavera scorsa, ma con essa è arrivata anche la crisi sanitaria da affrontare. Una crisi che accompagnerà il Presidente nel suo ultimo anno di mandato. “Siamo impegnati in una battaglia per la nostra vita, ma anche in una battaglia per salvare gli altri. E se non collaboriamo e non seguiamo gli ordini come in tutte le precedenti guerre del Paese, non la vinceremo”, ha dichiarato Rivlin, parlando ai suoi concittadini in occasione della festa di Sukkot. Il numero di positivi confermati in Israele, al momento chiuso per il secondo lockdown, ha di recente subito un significativo declino. Nelle ultime 24 ore, meno di 3mila casi registrati, dopo aver raggiunto punte di 11mila al giorno. I funzionari del ministero della Sanità hanno espresso cauto ottimismo in riferimento all’appiattirsi della curva dei contagi, ma ricordando che la battaglia è ancora lunga. “Incontro ogni giorno direttori di ospedali, medici, infermieri, soldati, ufficiali, scienziati e volontari che sono in prima linea nella battaglia contro il virus e vedo una determinazione e un sacrificio incessante per il bene pubblico. – le parole di Rivlin – Non lasciateli intrappolati nella terra di nessuno. Se non obbediamo alle direttive della sanità pubblica e non facciamo la nostra parte nella lotta contro la pandemia, perderemo. Durante il primo blocco nazionale, un senso di disattenzione e di libertà si è impadronito dei cittadini quando improvvisamente i loro giorni sono stati liberati dal dover lavorare. Ora siamo più saggi, e sì, anche più stanchi del solito e infelici. Ma, mi rivolgo al pubblico israeliano: chiusura non significa vacanza”.