La missione degli Emirati in Israele “Un glorioso giorno di pace”
Una nuova storica prima volta nei rapporti tra Israele e paesi arabi: nelle scorse ore è infatti arrivata all’aeroporto Ben Gurion una delegazione dagli Emirati Arabi Uniti per firmare alcuni trattati legati all’Accordo di Abramo siglato a Washington nel settembre scorso. “Un glorioso giorno di pace”, lo ha definito il Premier Benjamin Netanyahu accogliendo la delegazione emiratina guidata del ministro delle Finanze Obaid Humaid Al Tayer e dal ministro dell’Economia Abdullah bin Touq al-Mari, accompagnati dal segretario del Tesoro Usa Steven Mnuchin. Oltre a Netanyahu, per parte israeliana erano presenti il capo della diplomazia Gabi Ashkenazi e il ministro delle Finanze Israel Katz. “Stiamo facendo la storia”, ha dichiarato Netanyahu aggiungendo che “la visita di una delegazione di così alto livello degli Emirati Arabi Uniti… mostrerà ai nostri popoli, alla regione e al mondo intero il beneficio di avere scambi amichevoli, pacifici e normali”. Benefici che si sono tradotti ad esempio nella firma di quattro accordi di cooperazione in materia di aviazione, esenzione dei visti per la visita dei rispettivi paesi, protezione degli investimenti, scienza e tecnologia. “Gli israeliani che visiteranno gli Emirati non avranno bisogno di un visto. Gli emiratini che visiteranno Israele non avranno bisogno di un visto. Israele non ha un accordo simile con nessun altro paese arabo”, spiega il giornalista Barak Ravid, evidenziando questo passaggio dell’intesa. All’interno dell’accordo inoltre, l’amministratore delegato della US International Development Finance Corporation, Adam Boehler, ha annunciato il nuovo progetto trilaterale chiamato Abraham Fund, una fondazione con a disposizione 3 miliardi di dollari per finanziare progetti in tutto il Medio Oriente e Nord Africa. L’ambizione, ha spiegato Boehler, è quella di “promuovere pace e prosperità in tutta l’area” e la sua resilienza economica. Il fondo, che avrà sede a Gerusalemme, è un esempio della politica applicata dall’amministrazione americana in questi anni di presidenza Trump in Medio Oriente: investimenti economici come incentivo a costruire rapporti pacifici. “Con una maggiore prosperità economica si ottiene una maggiore sicurezza. Insieme agli Stati Uniti, Israele e gli Emirati Arabi Uniti condividono una prospettiva simile per quanto riguarda le minacce e le opportunità nella regione”, le parole del segretario del Tesoro Usa Mnuchin, arrivato al Ben Gurion assieme alla delegazione degli Emirati con il primo storico volo commerciale da Abu Dhabi a Tel Aviv. “Una visita informativa e produttiva per approfondire la comprensione bilaterale e capitalizzare la leadership di entrambi i Paesi e le grandi opportunità che ci attendono”, la definizione data alla missione in Israele dal ministro Al Tayer. In un’intervista al sito di informazione economica Globes il suo collega al Marri aveva spiegato che l’innovazione sarà uno dei punti centrali al centro della cooperazione tra i due paesi. “Prendiamo ad esempio l’agricoltura. Israele è conosciuto come un pioniere globale in quest’area, soprattutto in condizioni climatiche desertiche come le nostre. Il mondo intero impara dalle tecnologie israeliane e loro imparano dal mondo, e ora possiamo allargare il cerchio e farne parte. L’industria dell’acqua è ovviamente connessa a questo: l’irrigazione, la desalinizzazione, il riciclaggio e l’uso corretto di questa preziosa risorsa naturale”. Altro campo importante, la salute. “Non è un caso che i primi accordi di collaborazione siano stati firmati in questo settore, in relazione alla lotta contro il coronavirus, ma non solo. Da parte nostra c’è un grande sviluppo su questo fronte, nella ricerca applicata. Il coronavirus rappresenta una sfida per l’umanità che richiede l’unione delle forze per combatterlo, come stanno facendo ora le aziende dei nostri due Paesi. Lo stesso vale per l’energia solare, che è particolarmente importante nella nostra regione. Crediamo che l’accordo porterà a un numero molto elevato di accordi commerciali, vendite e investimenti tra i due Paesi, e tra uomini d’affari e aziende”. “L’unica pecca di questo accordo – il commento del ministro – è che non è stato fatto prima”.