“Israele divisa come il Mar Rosso. Nel nome di Rabin,
ricuciamo la frattura”
La frattura interna a Israele è sempre più profonda. Agli occhi del Presidente israeliano Reuven Rivlin il paese appare “diviso come il Mar Rosso tra due campi, e l’odio ribolle sotto ai nostri piedi”. È il momento di agire e impegnarsi a spegnere questa rabbia, prima che un’altra tragedia come quella di 25 anni fa si compia. È il recente appello di Rivlin con riferimento all’omicidio del Primo ministro e Nobel per la pace Yitzhak Rabin. Proprio in occasione delle commemorazioni in Israele per l’assassinio di Rabin, il Presidente ha voluto lanciare un messaggio alla nazione e ai suoi politici: fermate la rabbia montante in un paese segnato dalla crisi sanitaria ed economica. “Ogni anno, in vista di questo evento, spero, desidero, che per una volta ci si possa concentrare sull’eredità civile di Yitzhak. Quest’anno ho deciso che, qualunque cosa accada, ne parlerò”, ha dichiarato Rivlin, nel corso della cerimonia presso la sua residenza dedicata al premio Nobel per la Pace. “Ma prima di arrivarci, come ogni anno, mi trovo oggi a chiedermi quale sia l’anima di questo Paese che Yitzhak ha tanto amato. L’anima del suo popolo, l’anima della democrazia israeliana che è robusta ma che non possiamo dare per scontata. Ogni anno accendo Ner (lume) Yitzhak e sento quanto brucia la terra fuori. Quest’anno, più che mai, ci riuniamo qui oggi e temo che le fiamme dentro di noi siano un pericolo per la nostra casa, per tutti. Lo spregevole assassino del Primo ministro pensava di essere legittimato a distruggere, pensava di mettere in atto l’esistenza di un profondo e duro dissenso politico. Io ero dall’altra parte rispetto a Yitzhak Rabin in quella discussione politica. Ce n’erano molti altri come me. E la maggior parte di noi, convinta che la nostra strada fosse quella giusta, non ha creduto per un attimo, non ha immaginato per un attimo, il terribile scenario a cui il dibattito ideologico avrebbe poi portato”. “25 anni dopo, il Paese è diviso come il Mar Rosso tra due campi e l’odio ribolle sotto i nostri piedi. – le parole di Rivlin – Non può essere che siano esposti cartelli che invocano la morte dei cittadini. Non può essere che i giornalisti vivano sotto minaccia. Non può essere che cittadini picchino altri cittadini. Non può essere che la polizia debba affrontare una grave aggressione verbale. E non può essere che qualcuno consideri che l’assassinio di un primo ministro, di un ministro, di un Presidente, di un membro della Knesset, sia addirittura un’opzione”. Il riferimento è al clima teso che si respira in Israele sul fronte politico, in particolare tra chi sostiene il Primo ministro Netanyahu e chi manifesta per chiederne le dimissioni e che venga processato. Rivlin si è rivolto al mondo degli adulti: “Abbiamo il dovere nei confronti delle giovani generazioni che non conoscevano Yitzhak e per le generazioni dei nostri figli e nipoti di trovare un modo per guarire il grande e sistemico danno alla democrazia israeliana che è avvenuto qui un quarto di secolo fa. Abbiamo il dovere di riparare la frattura d’Israele che continua ancora oggi. Insegniamo questa lezione ancora e ancora, fino a quando non la interiorizzeremo, tutti noi, haredi, laici e religiosi, ebrei e arabi: non abbiamo un altro Paese che tutti amiamo e non abbiamo un altro Stato di cui essere figli e figlie. Non abbiamo altra via se non quella ebraica e democratica, democratica ed ebraica allo stesso tempo, attraverso la quale abbiamo costruito e continueremo a costruire la nostra casa”.