Israele e i passi avanti sul vaccino, al via la sperimentazione sull’uomo
“Mi sento benissimo e scherzo con lo staff medico. Come ogni cosa nella vita che ha un rischio, dobbiamo guardare al beneficio che può venire fuori da qui: la speranza di un vaccino israeliano”. Sorride e si dice fiducioso Segev Harel, il primo paziente a cui è stato somministrato il vaccino contro il Covid-19 sviluppato dall’Israel Institute for Biological Research. Tra telecamere e discorsi ufficiali è infatti iniziata in queste ore la fase di sperimentazione clinica del vaccino israeliano; una sperimentazione che vede coinvolti 80 volontari che saranno testati in due strutture, il Hadassah Ein Kerem e lo Sheba Medical Center. “C’è una pandemia globale che sta cancellando vite umane e io ho la possibilità di aiutare. – ha raccontato Harel ai media israeliani dallo Sheba -. Se questo è il minimo che posso fare per liberarmi di questo virus, perché no?”. Sulla stessa lunghezza d’onda, Anar Ottolenghi, anche lui parte del primo gruppo di volontari e a cui il vaccino è stato somministrato allo Hadassah. “Mi sento bene. Sono emozionato – racconta Ottolenghi – e vorrei incoraggiare quante più persone possibile a partecipare all’esperimento e aiutare l’intera società”.
Oggi inizia dunque la sperimentazione sull’uomo della Fase I del vaccino israeliano. Gli 80 volontari hanno età compresa tra i 18 e i 55 anni. Ognuno di loro sarà monitorato nel corso delle prossime tre settimane per determinare se ci sono effetti collaterali causati dal vaccino. Se la prima fase dovesse essere un successo, si passerà alla seconda a cui prenderanno parte 30 mila volontari in un periodo di 6 mesi.
“In un modo o nell’altro, con un vaccino sviluppato qui da noi o all’estero, porteremo abbastanza vaccini ai cittadini di Israele, e poi potremo finalmente liberarci da questa piaga. Vedo la luce alla fine del tunnel, vedo i vaccini nello Stato di Israele”, ha dichiarato il Primo ministro Benjamin Netanyahu, in una conferenza stampa dopo la somministrazione ad Harel e Ottolenghi delle prime dosi. “Questo è un processo lungo e ci vorrà del tempo per elaborare i dati. È necessario avere pazienza”, la cautela espressa dal ministro della Difesa Benny Gantz, in visita al Hadassah. Qui Gantz ha raccontato di aver parlato con Harel. “Mi ha detto: ‘Sono venuto qui anche per dirvi di aiutarci. Dall’inizio della crisi ho dovuto cambiare tre posti di lavoro’. Mi ha detto che il Paese deve avere un piano economico”. Il paese è uscito di recente dal secondo lockdown, e le riaperture sono state attuate in modo graduale. Tra queste quello della scuola: in queste ore circa mezzo milione di bambini israeliani delle elementari (dal primo al quarto grado) sono rientrati nelle proprie scuole. I piccoli studenti, secondo le direttive dell’autorità, sono divisi in gruppi di massimo 20 compagni e sono tenuti a indossare la mascherina durante l’intera giornata scolastica, compresa la ricreazione.
“La decisione è stata presa all’ultimo minuto… spiegheremo ai bambini l’importanza delle mascherine, e daremo loro anche lo spazio per dar voce al proprio disagio”, ha raccontato a ynet Rachel Kedar, direttrice di una scuola elementare di Rishon Lezion. “Lasceremo che si tolgano la maschera qua e là per qualche minuto vicino a una finestra e faremo del nostro meglio per dare il buon esempio”. Sempre a ynet, la psicologa Clodie Tal ha sottolineato l’importanza di mantenere aperto il sistema scolastico. “Le conseguenze psicologiche dell’interruzione della routine scolastica di uno studente, della separazione da amici e insegnanti e dell’ampliamento dei divari tra gli studenti a causa delle risorse psicologiche e finanziarie delle rispettive famiglie sono molto più gravi del disagio di indossare una mascherina”, ha spiegato Tal, caldeggiando l’apertura delle scuole. Ma a chiedere l’apertura sono anche i negozianti d’Israele. Soffocati dalla crisi economica, molti chiedono al governo di riaprire subito, a partire da domani, e minacciano di farlo anche in violazione degli attuali divieti. Dalla loro parte si è schierato il ministro delle Finanze Israel Katz, che ha attaccato i colleghi del ministero della Sanità perché – a fronte di una diminuzione significativa dei contagi – si sono per il momento opposti a far alzare le saracinesche ai negozi. La replica è arrivata dal ministro della Sanità Yuli Edelstein, che chiede pazienza e di non soffiare sul fuoco. “Chi pretende oggi, dopo l’aumento del coefficiente di infezione, un’apertura spericolata dell’economia, ci porterà a un’ulteriore chiusura e a un disastro economico, sociale e sanitario”.
dr