L’America, Israele e l’eredità di Rabin
Uno dei grandi temi internazionali che il prossimo presidente Usa – sia esso Donald Trump o Joe Biden – troverà sul proprio tavolo sarà sicuramente la questione israelo-palestinese. Un conflitto irrisolto, cui l’attuale amministrazione ha provato a dare una soluzione, ritenuta però irricevibile dai palestinesi. Nel frattempo il mondo arabo attorno è cambiato, ha iniziato ad accettare Israele. Il diktat per cui ogni normalizzazione con lo Stato ebraico sarebbe dovuta passare per una pace con i palestinesi è sostanzialmente caduto. Le diplomazie hanno lavorato e sono andate avanti, mentre al nodo palestinese non si è trovata soluzione. Gli accordi di Oslo e le immagini della stretta di mano tra il Primo ministro israeliano Yitzhak Rabin e il leader palestinese Yasser Arafat, con dietro il presidente Usa Bill Clinton, sembrano storia lontana. Ma, come ha scritto in questi giorni il Presidente Clinton ricordando Rabin – a 25 anni dal suo assassinio -, vale la pena ricordare quegli avvenimenti, perché possano essere di lezione per il presente e per il prossimo presidente Usa. “Il mio compito era quello di assicurare che gli Stati Uniti fossero un mediatore credibile, impegnato a massimizzare i benefici e a minimizzare i rischi della pace per entrambe le parti. – ha raccontato Clinton in un editoriale pubblicato dall’Atlantic – Sia Rabin che Arafat sapevano che se avessero fatto un accordo, le loro vite sarebbero state a rischio per qualche anno. Più di una volta ho detto loro che gli Stati Uniti avrebbero fatto tutto il possibile per cercare di tenerli al sicuro. Purtroppo, la minaccia alla vita di Rabin si è materializzata prima dell’accordo. Venticinque anni dopo il suo assassinio, continuo a credere che, se Rabin fosse vissuto, avremmo raggiunto un accordo globale tra israeliani e palestinesi nei prossimi due o tre anni. Se l’avessimo fatto, gli ultimi due decenni sarebbero stati molto diversi”. L’ex presidente americano sottolinea come la situazione sul terreno sia molto differente rispetto a 25 anni fa: Hamas ha il controllo di Gaza e gli insediamenti israeliani in Cisgiordania si sono allargati, così come le distanze tra le parti. Per Clinton però i nuovi rapporti emersi con alcuni paesi arabi – che hanno portato alla normalizzazione mediata dall’amministrazione Trump – potrebbero essere un viatico per rilanciare i negoziati, a patto della disponibilità dei contendenti di fare concessioni. “Forse il dono più duraturo di Rabin – scrive l’ex inquilino della Casa Bianca – è stato la sua capacità di comprendere le insicurezze che affliggono ogni società in ogni epoca. Invece di essere paralizzato da esse, o di cercare di approfittarne, ne ha tenuto conto e ha cercato di portare tutti con sé. Conosceva gli orrori della guerra e dei conflitti perpetui, che lo portavano a cercare la pace. In questo 25° anniversario della sua morte, onorerò l’amico che ho amato, e pregherò che la memoria benedetta di Yitzhak continui a ispirare coloro che hanno vissuto e sono morti per andare avanti con visione, fede, comprensione e coraggio. Shalom, haver”.