“Con Biden, amicizia di lunga data.Rafforzerà il legame Usa-Israele”
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“Ho parlato con il Presidente eletto Joe Biden e mi sono congratulato con lui. Ho detto al Presidente che, in quanto amico di lunga data dello Stato di Israele, sa che la nostra amicizia si basa su valori che vanno al di là delle parti politiche. Non abbiamo dubbi sul fatto che sotto la sua guida gli Stati Uniti si impegneranno per la nostra sicurezza e il nostro successo”. In attesa che l’attuale Presidente Usa Donald Trump riconosca al suo successore la vittoria, a parlare con il Presidente eletto Joe Biden – e riconoscerne il ruolo – sono stati nelle scorse ore sia il Presidente d’Israele Reuven Rivlin sia il Primo ministro Benjamin Netanyahu. Rivlin ha sottolineato il sostegno espresso da Biden nel corso del tempo allo Stato ebraico e pubblicato una foto che lo ritrae al fianco del futuro inquilino della Casa Bianca. Niente fotografie per Netanyahu, ma il suo ufficio, in una nota, ha definito il suo colloquio con Biden come “una conversazione calorosa”, in cui il Presidente eletto ha confermato “il suo impegno profondo nei confronti di Israele e della sua sicurezza”. Netanyahu ha sottolineato che “il legame speciale con gli Usa è una componente fondamentale per la sicurezza di Israele e la sua politica”. I due hanno poi “stabilito che si incontreranno presto e hanno convenuto che è necessario rafforzare la forte alleanza tra i due Paesi”.
Principale tema di confronto sarà certamente l’Iran: l’attuale amministrazione Usa vuole implementare le sanzioni contro il regime degli Ayatollah, isolarlo il più possibile e rendere più difficile per Biden ogni futuro dialogo con Teheran sul nucleare. Un percorso di nuovi paletti che ha il sostegno d’Israele, tornata nelle scorse ore a colpire l’Iran in Siria. Lo ha confermato lo stesso esercito israeliano, la cui aviazione ha colpito obiettivi militari legati all’Iran vicino a Damasco e lungo il confine del Golan. Una risposta al tentativo iraniano di minacciare la sicurezza dei soldati israeliani, predisponendo lungo il confine mine antiuomo pronte a esplodere. Hidai Zilberman, portavoce dell’esercito, ha spiegato che a posizionare le mine sono stati i siriani, ma su direttiva della Forza Quds, forza speciale del Corpo delle Guardie della rivoluzione islamica. Da qui la rappresaglia israeliana, che, nelle parole di Zilberan, porta con sé un doppio messaggio: agli iraniani che “non permetteremo affatto all’Iran di trincerarsi” (in Siria) e “in particolare non vicino al confine” con Israele; ai siriani, che saranno ritenuti responsabili di ogni minaccia portata dall’Iran attraverso il loro paese. Un tema caldo, ormai da anni al primo posto nell’agenda della sicurezza israeliana e di cui discuteranno nelle prossime ore i vertici di Gerusalemme con il Segretario di Stato Usa Mike Pompeo. Il capo della diplomazia americana è infatti atteso in Israele e sarà l’occasione per parlare del citato piano di Washington di colpire con sanzioni sempre più stringenti il regime di Teheran. L’aggressività di quest’ultimo ha portato Israele, con l’aiuto americano, ad avvicinarsi sempre più ai paesi del Golfo e a stringere alleanze sottotraccia e alla luce del sole. Tra queste, quella con il Bahrein, con cui Gerusalemme ha firmato a Washington i famosi Accordi di Abramo, che porteranno alla normalizzazione dei rapporti tra i due paesi. E proprio sull’onda di questa intesa in queste ore si è fatto un altro storico passo: l’arrivo in terra d’Israele di una delegazione del Bahrein guidata dal ministro degli Esteri Abdullatif al-Zayani. “La visita di Al-Zayani – spiega Haaretz – ha lo scopo di far avanzare ulteriormente l’instaurazione di legami ufficiali tra Israele e Bahrein, soprattutto a livello economico, dopo la firma di un accordo di normalizzazione con il Bahrein a Washington a metà settembre. Tuttavia, si prevede che durante la visita di al-Zayani in Israele verrà firmato solo un memorandum d’intesa sull’aviazione civile”. Primi passi, dunque, ma sempre significativi in un Medio Oriente che cambia volto, con alcuni paesi arabi apertamente schierati con Israele nella sfida all’Iran.
Nuovi equilibri che Biden, una volta insediatosi, dovrà tenere in considerazione. Intanto la sua nomina sembra aver smosso qualcosa da parte palestinese: Ramallah ha annunciato di voler tornare a collaborare con Israele sul fronte della sicurezza, una cooperazione sospesa da maggio. Notizia ha ricevuto diverse reazioni, tra cui quella positiva della Farnesina. In una nota si legge che “Come auspicato dal Ministro Di Maio in occasione della sua recente visita in Israele Palestina, si tratta di un passo importante per ristabilire un clima di fiducia tra le Parti, indispensabile per riavviare il dialogo bilaterale nella prospettiva di una soluzione a due Stati”. I media israeliani sono divisi nell’interpretare la mossa dell’Autorità nazionale palestinese, se apra o meno ad eventuali nuovi negoziati. Per Amos Harel di Haaretz non avrà ulteriori riflessi, per Ynet invece potrebbe. In un articolo in cui si dà voce ad alcuni ufficiali di sicurezza israeliana, Ynet afferma che questi “non escludono la possibilità che i palestinesi chiedano ora di riprendere i colloqui con Israele” e che “Gli alti funzionari dell’Autorità palestinese, a quanto pare, vogliono approfittare dello slancio seguito all’elezione di Joe Biden a Presidente e stanno cercando di raggiungere alcuni risultati, vista anche la crescente disperazione tra i palestinesi”.
Daniel Reichel, @dreichelmoked