“Movimento Bds è antisemitismo, Usa agirà contro chi lo propugna”
Gli Stati Uniti considerano le organizzazioni di boicottaggio di Israele “antisemite”. È quanto annuncia nel suo terzo giorno di visita in Israele il segretario di Stato Usa Mike Pompeo. Nel corso di una conferenza stampa con il Premier israeliano Benjamin Netanyahu, Pompeo ha dichiarato che gli Stati Uniti prenderanno “immediatamente provvedimenti per identificare le organizzazioni che si impegnano nella odiosa condotta del Bds: ritireremo il sostegno del governo americano a tali gruppi, è il momento giusto”.
Per il capo della diplomazia Usa il movimento che propugna Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (Bds) contro Israele è “un cancro” che le nazioni devono contrastare. All’ufficio dell’Inviato Speciale per il monitoraggio e la lotta all’antisemitismo, aggiunge Pompeo, è stato affidato il compito di verificare se “un’organizzazione è impegnata in azioni che sono politicamente motivate o se sono destinate a penalizzare, o altrimenti limitare, le relazioni commerciali specificamente con Israele o con persone che fanno affari in Israele o in qualsiasi territorio controllato da Israele”. Un annuncio che ha ricevuto il plauso di Netanyahu, che nel suo intervento ha ringraziato l’amministrazione Trump per le azioni compiute in questi quattro anni: dai riconoscimenti di Gerusalemme capitale e della sovranità israeliana sulle Alture del Golan fino alle azioni contro l’Iran e la mediazione per la normalizzazione dei rapporti con alcuni paesi arabi. Tra questi, il Bahrein, il cui ministro degli Esteri Abdullatif bin Rashid Al-Zayani è stato accolto nelle scorse ore per la prima volta in Israele.
“Oggi stiamo facendo di nuovo la storia. Questa è la prima visita ministeriale ufficiale del Regno del Bahrein nello Stato di Israele. Segna un’altra importante pietra miliare sulla strada verso la pace tra i nostri due Paesi. E la pace nella regione”, ha dichiarato Netanyahu al fianco di Al-Zayani, che ha incontrato anche il ministro degli Esteri Gabi Ashkenazi e il Presidente Reuven Rivlin. Ashkenazi, che dovrebbe essere il primo diplomatico israeliano a recarsi prossimamente in visita ufficiale in Bahrein, ha spiegato come gli Accordi di Abramo aprano delle opportunità per riaprire il dialogo con i palestinesi. “La nostra porta è aperta per rinnovare il negoziato ed esorto i palestinesi a venire senza precondizioni e ad avviare un dialogo”, le sue parole, accolte da Al-Zayani che ha ribadito come il Bahrein auspichi il ritorno al negoziato per una soluzione a due Stati. Opzione non al centro del dibattito politico israeliano, ma toccata nel corso di un incontro organizzato dall’associazione Svizzera Israele. Ospite di un confronto a più voci – con la partecipazione anche del ministro della Diaspora Omer Yankelevich – Gantz ha definito come un segnale molto positivo la decisione dell’Autorità nazionale palestinese di riprendere la cooperazione con Israele. Il suo auspicio, sulla linea di Ashkenazi, è che si possa anche riprendere il negoziato. Il ministro della Difesa e vicepremier ha però parlato di due entità, non esplicitamente di due stati, aggiungendo che non si può pensare di tornare alla situazione del 1967 o a una divisione di Gerusalemme. “I palestinese non devono rimanere indietro, e non devono essere lasciati indietro. [..] Ma basta con i sogni, torniamo alla realtà”, ha sottolineato, auspicando di tornare al negoziato. Tra le domande poste a Gantz, una sul suo futuro: nel novembre 2021 il ministro della Difesa dovrebbe diventare il prossimo Premier, almeno secondo quando stabilito nell’intesa con Netanyahu. Un’alternanza che molti analisti prevedono non avverrà. E lo stesso Gantz, anche nel colloquio online, è sembrato non avere certezze. “Spero diventare Premier, voglio servire il mio paese se il mio paese vuole il mio aiuto”, il suo commento, aggiungendo il suo impegno a far proseguire questo governo ed evitare quarte elezioni, sempre più nell’aria.