Israele, si avvicina il voto

Se tutto dovesse precipitare velocemente, gli israeliani saranno chiamati alle urne già nel marzo prossimo. Altrimenti, la data potrebbe slittare in estate. Tutti gli analisti scommettono in ogni caso è che il paese tornerà a votare nel 2021. Quarta elezione in due anni. Un record di cui Israele, nel pieno della pandemia globale e di una crisi socio-economica, avrebbe voluto fare a meno. In queste ore c’è il primo passaggio, seppur non decisivo, di questo percorso verso le urne. La Knesset vota infatti, in lettura preliminare, il disegno di legge per sciogliere il parlamento e indire elezioni anticipate. La mozione è passata con 61 voti a favore contro 54 contrri. È stata presentata dalle opposizioni, ma ha avuto il sostegno anche di un partito chiave della maggioranza, Kachol Lavan di Benny Gantz. Il ministro della Difesa ha annunciato questa decisione in una conferenza stampa di fuoco, in cui ha accusato l’alleato e Primo ministro Benjamin Netanyahu di essere “un violatore seriale di accordi”. “Netanyahu ha deciso di sciogliere il governo e di trascinare Israele alle elezioni” rifiutando di approvare un bilancio biennale come previsto dall’accordo di coalizione tra le parti, ha dichiarato Gantz.
Da qui la decisione del leader di Kachol Lavan di agire e dare il segnale di essere pronto a staccare lui stesso la spina, senza aspettare che sia Netanyahu a farlo. L’obiettivo di Gantz è dimostrare che Netanyahu – che intanto ha lanciato appelli all’unità – non ha mai voluto rispettare l’accordo siglato in primavera, che prevedeva l’approvazione di un Bilancio biennale e una rotazione della premiership nel novembre 2021. Netanyahu, scrivono i quotidiani israeliani, è determinato ad approvare la legge di Bilancio per il solo 2020, lasciandosi uno spazio di manovra su quella successiva. La tesi – che il Likud bolla come una cospirazione – è che il Premier a quel punto farà in modo di non trovare un accordo in primavera con Kachol Lavan sul Bilancio 2021, il governo cadrà quindi automaticamente e saranno indette elezioni a giugno. Se tutto questo dovesse avverarsi, ovviamente non ci sarà rotazione e Gantz non diventerà mai Primo ministro.
Con questo orizzonte negli occhi, il leader di Kachol Lavan sta ora cercando di anticipare i tempi e provare a dare segnali di vitalità politica, puntando i piedi e provando a forzare la mano dell’alleato-avversario del Likud. Nel suo attacco a Netanyahu, Gantz ha infatti lasciato aperta una porta: votiamo insieme il bilancio biennale entro il 23 dicembre e proseguiamo il governo di unità nazionale.
Un’eventualità che il Likud non sembra prendere in considerazione, conscia di avere il coltello dalla parte del manico. Si dovesse tornare al voto ora, i sondaggi danno la destra in ampio vantaggio. Il Likud perderebbe seggi a favore del partito Yamina, ma il blocco nel suo complesso otterrebbe una solida maggioranza. Gantz e Kachol Lavan invece scenderebbero sotto la doppia cifra di seggi, diventando di fatto politicamente irrilevanti. “Si tende a credere che una persona non deciderà di porre fine alla sua vita politica. Si tende a credere che una persona sbatterà la testa contro il muro. Per questo spero che Kachol Lavan agirà razionalmente. – ha dichiarato il capo della coalizione e membro del Likud Miki Zohar alla radio israeliana 103FM – Razionalmente Kachol Lavan dovrebbe naturalmente rinunciare alla sua minaccia e permettere al governo di continuare a funzionare. Di approvare il Bilancio 2020 e quello 2021. Questa è la decisione logica che devono prendere”. Zohar ha poi dichiarato che Netanyahu rispetterà gli accordi e, se tutto dovesse filare liscio, lascerà a Gantz il suo posto in Balfour Street come stabilito.
Troppi però i se fino al novembre 2021 e per questo Kachol Lavan ha innescato il nuovo scontro. La frattura dovrà essere ricomposta in ogni caso entro e non oltre il 23 dicembre. Se per quella data non sarà approvato almeno il Bilancio 2020, il parlamento cadrà automaticamente e si tornerà a elezioni. L’unica cosa apparentemente certa dell’attuale politica israeliana.

Daniel Reichel