Le minacce dei neofascisti e il monito del rav Toaff
Io, che ho trascorso buona parte della mia vita accanto a rav Prato prima e a rav Toaff poi, non posso non dirmi affezionato a entrambi. Nei miei momenti di gioia o di tristezza, o quando mi sono trovato di fronte a una scelta difficile da compiere, ho avuto nell’uno o nell’altro un sostegno e un saggio consigliere. Insieme a mia madre e ai miei fratelli, sono stati loro i punti di riferimento per me più importanti. Molti sono i tratti che accomunano i due Maestri: in primis la provenienza livornese e la versatilità nei confronti delle pubbliche relazioni , oltre a una coscienza ebraica aderente alla tradizione italiana, animata da un profondo sentimento sionista. In Toaff era particolarmente evidente l’influenza del padre, Alfredo Sabato. Gli aveva trasmesso un grande amore per la tradizione. Nei miei momenti di gioia o di tristezza, o quando mi sono trovato di fronte a una scelta difficile da compiere, ho avuto nell’uno o nell’altro un sostegno e un saggio consigliere. Insieme a mia madre e ai miei fratelli, sono stati loro i punti di riferimento per me più importanti. Molti sono i tratti che accomunano i due Maestri: in primis la provenienza livornese e la versatilità nei confronti delle pubbliche relazioni, oltre a una coscienza ebraica aderente alla tradizione italiana, animata da un profondo sentimento sionista. In Toaff era particolarmente evidente l’influenza del padre, Alfredo Sabato. Gli aveva trasmesso un grande amore per la tradizione e lo aveva bene avviato anche allo studio e a un’ottima conoscenza delle materie laiche. Ecco, forse ciò che più differenziava Prato e Toaff era proprio la differente impronta lasciata in loro dalla famiglia d’origine. Toaff, più di Prato, poteva contare su una tradizione familiare di cultura, di gran competenze e ironia, cosa che lo ha aiutato non poco a riscuotere la simpatia e la stima dell’opinione pubblica, non solo quella ebraica. Toaff è riuscito a costruire un rapporto duraturo e a guadagnarsi notevole rispetto da parte di autorità e istituzioni di primissimo piano, sia in Italia che nel resto d’Europa. Nel corso del nostro lungo sodalizio, punteggiato di momenti non sempre facili, ho potuto apprezzare le sue notevoli capacità diplomatiche e ho conosciuto qualcosa in più del suo carattere. Ricordo un particolare episodio risalente al 1958. Ci si preparava alle elezioni politiche, che all’epoca significavano anche accesi comizi nelle piazze. L’onorevole Arturo Michelini, del Msi, aveva infiammato gli animi di migliaia e migliaia di simpatizzanti in un comizio al Colosseo. Molti giovani ebrei, non solo del Ghetto, ma provenienti da vari quartieri di Roma, si erano mobilitati e radunati, pronti a fronteggiare eventuali azioni dimostrative o aggressioni, dopo che già i fascisti avevano profanato le lapidi poste ai lati dell’entrata della sinagoga, sul lungotevere, dedicate ai deportati nei campi di sterminio e alle vittime delle Fosse Ardeatine. Anche se era venerdì sera, rav Toaff e io uscimmo di casa per calmare quei giovani ed evitare che la tensione degenerasse in uno scontro violento. In quell’occasione, però, Toaff pronunciò una frase significativa: “Si può essere una volta stupidi, due volte stupidi, ma non tre volte!”. Lo ripeté a voce alta ai nostri ragazzi. E penso avesse ragione: con i tipi violenti non si può essere sempre concilianti ed educati.
Rav Vittorio Della Rocca, Chiedi a tuo padre e te lo dirà, ed. Salomone Belforte