Israele si prepara al voto
“Vincere la pandemia, completare la campagna vaccinale, offrire risposte ai problemi dei cittadini, rilanciare il paese, sono le sfide che ci confrontano. Abbiamo a disposizione le risorse straordinarie dell’Unione Europea, abbiamo la possibilità di fare molto per il nostro paese, con uno sguardo attento al futuro delle giovani generazioni e al rafforzamento della coesione sociale”. Sono le parole con cui l’ex governatore della Bce Mario Draghi ha annunciato di aver accettato l’incarico di provare a formare un nuovo governo. E guidare l’Italia fuori dalla crisi, evitando il voto anticipato. Chi invece si prepara a tornare alle urne, per la quarta volta in meno di due anni, è Israele. Il 23 marzo, data delle elezioni, si avvicina e in queste ore si stanno definendo i volti e i partiti che vi prenderanno parte. È infatti in corso la presentazione delle liste, che si completerà nelle prossime 24 ore. Tra i primi partiti a mettere nero su bianco i propri candidati, Yesh Atid di Yair Lapid, che ha voluto dare spazio alle donne, posizionando quattro nelle prime dieci posizioni. Secondo le proiezioni di queste ore, il partito di Lapid si attesta attorno ai 18 seggi e guida il cosiddetto fronte anti-Netanyahu. Ovvero l’eterogenea compagine, da destra a sinistra, che vorrebbe sottrarre all’attuale Premier la guida del paese. Sempre stando ai sondaggi, la situazione sarebbe però in bilico. Il Likud di Netanyahu in tutte le proiezioni è il primo partito (31 seggi), ma non avrebbe i numeri per governare: l’emittente pubblica Kan così come il sito Walla al momento prevedono che la sua coalizione arrivi a 59 seggi, due in meno rispetto alla maggioranza alla Knesset (120 seggi totali). Si ripeterebbe dunque per l’ennesima volta la situazione di stallo, che ha portato tanta instabilità a un paese che non è in sofferenza come l’Italia, ma che condivide molte delle sfide citate da Draghi. Con una differenza sostanziale rispetto alla lotta alla crisi sanitaria: mentre in Italia si iniziano a vaccinare gli anziani, in Israele in queste ore la campagna è stata aperta a tutti. Superata quota 3,2 milioni di vaccinati con la prima dose (quasi due hanno già ricevuto la seconda), il paese punta ad arrivare a fine marzo con l’80% dei cittadini coperti contro il coronavirus. “La campagna di vaccinazione è la nostra chiave per uscire dalla pandemia”, ha dichiarato Netanyahu, che ha parlato di una possibile riapertura del paese – al momento in stretto lockdown – “già dalla prossima settimana, ma con attenzione”. Il buon esito di questa operazione inciderà ovviamente in termini di consenso politico: se si dovesse arrivare alle urne con un paese in ripresa, Netanyahu potrebbe sperare di guadagnare quei due seggi mancanti per ottenere la maggioranza.