Riparte il processo a Netanyahu,
la difesa chiede il rinvio
a dopo le elezioni

Posticipare il dibattimento di tre-quattro mesi, almeno a dopo le elezioni in Israele del 23 marzo. È quanto hanno chiesto nelle scorse ore gli avvocati di Benjamin Netanyahu nel corso della prima udienza del 2021 del processo a suo carico per corruzione e frode. Un’udienza più volte rinviata a causa della pandemia, che ha attirato l’attenzione di tutti i media del paese. Netanyahu, primo capo di governo israeliano ad essere incriminato mentre è in carica, si è presentato questa mattina al Tribunale di Gerusalemme. Si è trattenuto nell’aula per una ventina di minuti, confermando ai giudici quanto scritto nella memoria difensiva presentata un mese fa. Dunque, sia la propria innocenza, sia la tesi per cui tutto l’impianto accusatorio a suo carico non sarebbe legittimo.
Tre i casi per cui il leader del Likud è stato incriminato. Nel primo (il caso 4000), il Premier è accusato di corruzione per presunti provvedimenti a favore di Shaul Elovitch (presente in aula e dichiaratosi innocente), azionista di maggioranza di Bezeq, la più grande società di telecomunicazioni di Israele, in cambio di una copertura mediatica favorevole su di un sito della stessa Bezeq, Walla. Negli altri due casi (1000 e 2000), Netanyahu è imputato per abuso di ufficio e frode. Il 2000 fa riferimento a un presunto accordo con Mozes (anche lui in aula e dichiaratosi innocente), che detiene la proprietà di uno dei principali gruppi editoriali d’Israele (Yedioth Ahronoth, ynet e canali televisivi): secondo il patto, Mozes avrebbe dovuto garantire una copertura positiva a Netanyahu, che in cambio avrebbe ridotto la diffusione del quotidiano gratuito Israel Hayom, grande concorrente di Yedioth Ahronoth. Infine, nel caso 1000 il Premier e la sua consorte Sara sono accusati di aver ricevuto regali dal valore di centinaia di migliaia di dollari da un produttore di Hollywood, Arnon Milchan, e un miliardario australiano, James Pack, in cambio di agevolazioni fiscali.
Prima dell’udienza, Netanyahu in un video diffuso sui social network ha esplicitamente parlato di “caccia alle streghe” e “casi manipolati”. Allo stesso tempo ha invitato i suoi sostenitori a non manifestare davanti al tribunale a causa delle misure anti-contagio in vigore. Inoltre, a differenza dell’udienza precedente quando quasi tutto il Likud si era presentato al suo fianco in aula, era solo e non ha rilasciato dichiarazioni alla stampa.
Dall’udienza di oggi non sono arrivate in ogni caso risposte decisive su alcuni punti importanti. A partire dall’organizzazione del dibattimento, che secondo i media potrebbe trascinarsi fin dopo le elezioni del 23 marzo. Un rinvio chiesto anche dallo speaker della Knesset, Yariv Levin, che – in un intervento definito irrituale – ha insistito sul fatto che la corte dovrebbe “posticipare” l’audizione dei testimoni a dopo il voto.
Nell’udienza odierna Netanyahu e i suoi avvocati hanno contestato tutto l’impianto dell’accusa, sostenendo che le indagini contro di lui sarebbero state effettuate senza l’autorizzazione preventiva e per iscritto del Procuratore di Stato Avichai Mandelblit. Su questo punto, uno dei giudici ha fatto notare alla difesa che Mandelblit ha più volte detto di aver effettivamente approvato le indagini come richiesto. Dall’altro lato, a domanda della corte, il procuratore Liat Ben-Ari ha riconosciuto durante l’udienza che “sarebbe stato meglio che le approvazioni fossero state date in una forma diversa, ma le cose sono andate così”.
Secondo gli esperti il procedimento contro Netanyahu comunque chiederà molto tempo prima di vedere una fine. E il Primo ministro, in caso di vittoria alle prossime elezioni, sembra intenzionato ad inserire una norma che lo tuteli dal processo. L’interrogativo da qui a marzo è se l’eventuale obbligo di doversi presentare in tribunale, possa danneggiarlo sul fronte dei consensi. “Si può supporre che nell’arena israeliana, il processo Netanyahu, appena iniziato, non avrà un effetto drammatico sugli elettori. – scrive sul sito dell’emittente pubblica Kan il giornalista Shmuel Rosner – Tutti sapevano anche nel turno precedente che era incriminato. Chi è rimasto con lui finora probabilmente non è infastidito da questo (o è infastidito, ma dalla questione opposta)”.