Israele, dati incoraggianti sui vaccini ma le autorità chiedono cautela
Continuano ad arrivare dati incoraggianti da Israele in merito ai vaccini anti-Covid-19. Il paese, con quasi il 40% di cittadini vaccinati con la prima dose e il 23 anche con la seconda, è diventato un modello da tenere d’occhio a livello mondiale sul fronte della lotta alla pandemia. E alcuni studi e analisi recenti stanno iniziando a dare riscontri positivi. In particolare Eran Segal, scienziato del Weizmann Institute, ha spiegato alla Reuters come, dati alla mano, all’interno del primo gruppo di israeliani completamente vaccinati, da metà gennaio al 6 febbraio, si sia registrata una riduzione del 53% di nuovi casi di Covid-19, un calo del 39% dei ricoveri e un calo del 31% delle malattie gravi. Inoltre, secondo un nuovo studio israeliano – pubblicato online ma non ancora sottoposto a peer review – le persone vaccinate sono molto meno a rischio di trasmissione di Covid-19 già dalla somministrazione della prima dose. “I nostri risultati mostrano che le infezioni che si verificano dodici o più giorni dopo la vaccinazione hanno cariche virali significativamente ridotte”, scrive il team di ricerca composto da accademici dell’Università di Tel Aviv e del Technion di Haifa, che ha analizzato i dati forniti da una delle mutue israeliana, Maccabi, che si occupa della somministrazione dei vaccini. “La carica virale si è dimostrata ridotta di quattro volte in media per le infezioni che si verificano da 12 a 28 giorni dopo la prima dose del vaccino Pfizer-BioNTech”, scrive il Times of Israel, riportando la notizia. Al sito di informazione israeliano, Cyrille Cohen, consulente del Ministero della Salute sui vaccini contro il coronavirus, ha spiegato che la ricerca “dimostra che in effetti, oltre a ridurre i sintomi e, si spera, la mortalità, il vaccino può facilitare il raggiungimento di una sorta di immunità di gregge, permettendo la protezione parziale dei deboli o dei non immunizzati”.
Dati incoraggianti dunque, ma, sottolineano le stesse autorità, è ancora presto per poter pensare di tornare alla normalità. Tanto che proprio in queste ore Eli Waxman, sempre del Weizmann Institute, ha chiaramente detto che l’allentamento delle restrizioni nel paese porterà a un nuovo picco di casi gravi di Covid-19 e forse alla necessità di un quarto lockdown. “Se c’è un focolaio incontrollato della malattia, il vaccino non fornisce una soluzione completa … Per riaprire in sicurezza, il 90% della popolazione deve essere vaccinata, compresi i bambini, e siamo lontani da questo”, ha dichiarato Waxman a ynet. “C’è un’incertezza molto grande, l’allentamento delle misure potrebbe portare a un aumento delle infezioni. Stiamo correndo un rischio, in poche settimane potremmo raggiungere una situazione in cui dovremo scegliere tra una quarta chiusura e un picco di casi gravi e morti”.