Israele si prepara al voto,
anche in aeroporto

I viaggi al centro della cronaca israeliana di questi giorni. C’è quello in corso del Presidente Reuven Rivlin in Europa, che si conclude in queste ore a Parigi con l’incontro con Emmanuel Macron. C’è quello saltato del Primo ministro Benjamin Netanyahu negli Emirati Arabi Uniti, che, scrivono i media, ha fatto indispettire la controparte araba. Ci sono quelli dei migliaia di cittadini che auspicano di rientrare nel paese ora che l’Alta Corte ha dichiarato illegittimo il tetto di tremila ingressi giornalieri imposto dal governo. Su questo ultimo punto, la speranza di migliaia di passeggeri è di non assistere più alla continua cancellazione dei voli (anche dall’Italia). Secondo il quotidiano economico Marker, nelle ultime ore le compagnie aeree israeliane e straniere hanno iniziato “a richiedere slot (finestre temporali di atterraggio) all’Autorità degli aeroporti (IAA) e a pianificare il loro nuovo programma di volo, dopo l’abolizione del limite sul numero di destinazioni da cui le compagnie aeree possono volare da e per Israele”. La sentenza ha anche avuto un’altra conseguenza: la decisione del Comitato centrale per le elezioni di aprire per la prima volta quattro seggi all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Una novità che vuole garantire la salute pubblica e i diritti politici dei cittadini: chi ritorna in Israele potrà esercitare il proprio diritto di voto e poi andare in quarantena come previsto dalle misure anticontagio. In questo modo non ci sarà la necessità di uscire di casa per recarsi alle urne nel corso dell’isolamento.
Mentre Israele dunque si organizza per accogliere chi rientra, prosegue in queste ore il viaggio europeo di Rivlin, accompagnato dal capo di Stato maggiore Aviv Kochavi. Il Presidente israeliano ha già reso chiaro l’obiettivo della sua missione tra Berlino, Vienna e Parigi: sensibilizzare i partner europei sul pericolo Iran e rispetto all’indagine avviata contro Israele dalla Corte penale internazionale. A riguardo, Rivlin ha deciso per quanto riguarda la Francia di prendere carta e penna e scrivere un editoriale pubblicato oggi dal quotidiano Le Figaro. “Invito gli amici di Israele e dei palestinesi, in Francia e all’estero, – scrive il Presidente israeliano – a dire chiaramente, una volta per tutte, che la strada della pace va direttamente da Gerusalemme a Ramallah. Le deviazioni attraverso la Corte penale internazionale dell’Aia e il Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite a Ginevra sono controproducenti per la pace e minano le possibilità di un accordo”. Dopo averlo detto ai colleghi di Germania e Austria, Frank-Walter Steinmeier e Alexander Van der Bellen, Rivlin ribadirà quindi a Macron la necessità di fermare l’indagine della Cpi contro Israele. “Nella realtà dei moderni conflitti asimmetrici, Stati come Israele, che rispettano il diritto internazionale, sono sfidati da ciniche organizzazioni terroristiche che nascondono militanti e armi nel cuore delle aree civili. Il diritto internazionale – si legge nell’editoriale pubblicato da Le Figaro – deve decidere non solo quali azioni i belligeranti non sono autorizzati a fare, ma anche quali azioni uno stato che vuole proteggere la vita dei suoi civili è autorizzato a fare. Il diritto internazionale non può equivalere a un patto di suicidio. Questo è un dilemma che altri stati democratici, tra cui la Francia, dovranno affrontare nella loro lotta contro il terrorismo nel mondo”.