Il ritorno di Tosca
“Quale emozione! I bei canti patriottici sgorgano dalle nostre gole! È veramente commovente questo viaggio! Vi sono prigionieri che tornano in patria dopo 4-5-6-7 anni di dura guerra; che come me non hanno notizie da tanto tempo dei propri cari! I cuori sono pieni di gioia e di tristezza! Cosa ci aspetterà al nostro ritorno? Ritroveremo le nostre case? I nostri cari? La guerra con il suo terrore quale impronta avrà lasciato sulle nostre case? Tutto per noi è un triste punto interrogativo. L’ansia è viva in tutti, il nostro pensiero è lontano, laggiù alla cara Patria tanto desiderata”. Sul suo Diario, il 14 giugno 1945, Tosca Di Segni Tagliacozzo appunta le tante emozioni e interrogativi che la accompagnano nel viaggio che finalmente la riporterà verso casa: Roma. Alle spalle, la deportazione dalla Capitale con il marito Gino, i mesi ad Auschwitz-Birkenau, a Theresienstadt, la liberazione, la costruzione del percorso per il ritorno. Davanti, tante incognite e un unico obiettivo, riabbracciare i figli Umberto, Fausto, Sergio, Armandino. Nelle sue parole, l’amore, la speranza, quasi convinzione, di riuscire a ricostruire i legami familiari dopo la terribile cesura della Shoah. “Torniamo, ci avviciniamo a voi per proteggervi e guidarvi ancora per il lungo sentiero della vita! Buon Dio, dammi ancora questa gioia!”, scrive ancora Tosca nel suo prezioso diario, senza sapere che dovrà ancora attendere per incontrare i suoi figli, nel frattempo emigrati nella Palestina mandataria con il resto della famiglia.
Per molto tempo questi appunti di Tosca, racconto pieno di amore, forza e dolore, sono state lette e tramandate solo all’interno del nucleo dei suoi discendenti. “L’idea di pubblicare quel diario era praticamente un tabù”, racconta la nipote Giordana Tagliacozzo, che ha avuto il merito e la perseveranza di sfatare quel tabù. Grazie al suo lavoro di ricerca e raccolta di materiali, il diario di Tosca Di Segni Tagliacozzo è infatti ora disponibile al grande pubblico, pubblicato dall’editore torinese Zamorani con il titolo Il ritorno di Tosca. Auschwitz – Roma Eretz Israel – Roma. Al suo interno, oltre al diario, le lettere scambiate con i figli, tra i fratelli, i racconti epistolari della famiglia Di Segni e Tagliacozzo, tra salvezza, distacchi, riunioni, sogni realizzati ed infranti.
“Il lavoro di Giordana ha saputo radicare nella concretezza dei fatti la complessa vicenda personale e familiare di una giovane donna romana ebrea deportata e sopravvissuta ai lager. – ha spiegato nel corso di una presentazione del volume, organizzata dall’Istituto Italiano di Cultura di Tel Aviv, lo storico Fabio Levi – Nello stesso tempo, ha saputo situarla in rapporto ai grandi eventi che hanno sconvolto l’Italia, l’Europa e il Mediterraneo degli anni fra guerra e dopoguerra. Il risultato è di grande interesse per molte ragioni: in primo luogo per la vivacità del racconto. Le lettere consentono una descrizione in presa diretta, che interpella il lettore e lo costringe ad essere partecipe, attivo. Deve infatti misurarsi volta per volta con i diversi interlocutori, estensori appunto delle missive. Interpretare il loro punto di vista, filtrare le informazioni, i sentimenti, i dubbi le decisioni, comunicare via via, ricostruire pezzo dopo pezzo una storia dagli sbocchi imprevedibili perché imprevedibili erano allora gli esiti delle proprie vite”. Autore della prefazione, Levi, che ha aiutato la curatrice nel costruire il volume, segnala come Il ritorno di Tosca sia una lettura importante anche per gli studiosi proprio perché si parla di un tema poco approfondito: i ritorni. “Storie piene di sforzi e di frustrazioni, di tentativi riusciti e falliti, di speranze e di bocconi amari. – spiega Levi – Storie che stanno all’origine di un lungo periodo di rinascita e di ricostruzione”. D’accordo sull’importanza storica di questo volume anche Iael Nidam-Orvieto, storica dello Yad Vashem, che nella citata presentazione ha richiamato i passaggi legati all’aliyah della famiglia nella Palestina mandataria. Ha ricordato i sogni portati in valigia, quelli realizzati e quelli scontratisi con la difficile integrazione in un paese in costruzione, ancora poco propenso ad elaborare il lutto. “Quante separazioni, quanti dolori che la società (israeliana) di allora non era in grado di affrontare, non era in grado di pensare. E in questo quadro, i ragazzi di Tosca, ma anche di altri, che si lasciano alle spalle l’esperienza sionista per tornare a Roma. Una separazione che sicuramente apre una nuova ferita, sensi di colpa, rabbia, un circolo rimasto aperto, non sempre affrontato. Anzi spesso ignorato”.
Il ritorno di Tosca aiuta quindi a riallacciare i fili della storia del dopoguerra ebraico senza usare la lente del mito, ma attraverso i racconti sinceri, e privati, della famiglia Di Segni – Tagliacozzo. Anche se la protagonista assoluta resta comunque Tosca, come hanno sottolineato le discendenti Anna Di Segni Coen e Giordana Tagliacozzo. “La forza motrice di queste pagine – spiega Di Segni Coen – è l’amore carico di speranza di Tosca”. Un amore per la vita, per la famiglia, per la patria che hanno coinvolto tutti coloro che hanno avuto la possibilità di leggerne il diario. “Il diario di nonna Tosca è stata una presenza perenne nel corso della mia vita – il racconto di Giordana Tagliacozzo – E in ogni fase, l’ho interpretato in maniera diversa: ricordo la commozione e il dolore nel leggere da bambina i racconti di lei che mangiava patate crude nel Lager. Quando mi sono riavvicinata alla religione, mi concentravo su come nonna Tosca, nonostante tutto, non abbia mai perso la fede. Quando ho avuto i figli, al dolore straziante della sua separazione da loro”. E ancora il passaggio a Trieste con il rientro finalmente in patria, la decisione di lasciare l’Italia e fare l’aliyah. Tante storie in una. Vicende che hanno ancora molto da raccontare al presente ebraico e non solo. E che ora tutti possono leggere.
(Nell’immagine Tosca e il marito Gino Tagliacozzo)