Lo Shemà dell’infermiere Ibrahim
simbolo di solidarietà e convivenza   

Nel febbraio scorso Maher Ibrahim, infermiere del Centro medico HaEmek di Afula, stava aspettando che la famiglia di uno dei suoi pazienti arrivasse. L’uomo, un signore haredi di 74 anni ricoverato nel reparto Covid dell’ospedale, era peggiorato molto e i parenti erano stati avvisati per potergli dare l’ultimo saluto. A causa di una tempesta, la famiglia era però in ritardo. “Ho iniziato a pensare a cosa avrei potuto fare al posto loro, non come atto simbolico, ma come gesto di rispetto, da persona a persona. E mi è venuto spontaneo: ho recitato lo Shemà Israel”, ha raccontato Ibrahim. E così al capezzale del paziente, Ibrahim, infermiere musulmano, ha recitato la preghiera ebraica. “Ho seguito dei corsi di ebraismo come parte della mia laurea. Non sapevo tutta la preghiera a memoria, ne ho detta metà, ma penso che sia accettabile”, ha raccontato. Questa vicenda è diventata in Israele un simbolo positivo di convivenza e un esempio della solidarietà del personale sanitario verso i propri pazienti. E proprio per questo Ibrahim è stato scelto per accendere una delle torce durante la cerimonia ufficiale per il 73° giorno dell’indipendenza di Israele. Lo farà a nome del personale medico. Lui e la sua squadra, la motivazione della scelta, “esprimono la solidarietà israeliana, che provenga da ebrei, arabi, religiosi, laici. Tutti insieme lavorano per salvare vite umane”. Assieme ad Ibrahim, a rappresentare il mondo della sanità israeliano, ci sarà anche l’infermiera Nargas Abu Yaman. Durante la pandemia, Narges, residente del villaggio druso di Rameh, ha gestito diverse squadre di infermieri nel distretto di Akko (nel Nord del paese) impegnate giorno e notte nel rispondere all’emergenza sanitaria. Il suo impegno, hanno sottolineato dal ministero della Cultura, rappresenta “il sistema sanitario pubblico israeliano e il suo eroico sacrificio nell’informare la comunità e fornire assistenza medica alla popolazione locale nella lotta contro il covid-19”.
In questo Yom HaAtzmaut (Giorno dell’Indipendenza) dunque l’attenzione, in un paese che può finalmente riaprire, sarà l’occasione per celebrare i medici, gli infermieri e tutti gli operatori sanitari che hanno lavorato sette giorni su sette per aiutare il paese ad affrontare la minaccia del virus. E, anche nei momenti più difficili, si sono impegnati per non lasciare soli i propri concittadini.