“Il lutto come un abisso”

“Quelli che seminano tra le lacrime, raccoglieranno nella gioia” (Salmo 126). Con una citazione dai salmi, il Presidente d’Israele Reuven Rivlin ha voluto aprire il suo discorso per Yom HaZikaron, il giorno in cui Israele ricorda coloro che hanno perso la vita per la sua indipendenza e libertà. Il paese, simbolicamente, si raccoglie nel cordoglio prima di festeggiare Yom HaAtzmaut (il Giorno dell’Indipendenza). Versa lacrime prima di gioire.
“Quando il Signore restaurò le fortune di Sion, noi eravamo come sognatori’ (Salmi 126)”, l’altro salmo citato da Rivlin. “Piangere e sognare – ha affermato il presidente – Che la memoria di coloro che sono caduti nelle guerre di Israele sia impressa nel cuore della nazione per la gloria del mondo di generazione in generazione”. Tante in queste ore le voci delle famiglie in lutto a cui televisioni, radio e giornali danno spazio per condividere le loro esperienze insieme all’intera nazione. Tra loro lo scrittore David Grossman, che nel 2006 perse il figlio Uri nella guerra del Libano. Sulle pagine di Haaretz ha raccontato cosa significa convivere con il lutto: “Dopo i primi anni, durante i quali il dolore è acuto e terribile, arrivano gli anni in cui la ferita comincia ad essere coperta da strati di realtà e di quotidianità. Ci sono cose che devono essere fatte. C’è il lavoro, ci sono le relazioni con la famiglia e gli amici. Ci sono tutti gli obblighi della vita e anche le sue gioie. C’è il coronavirus e c’è la politica e ci sono, per contrasto, nuovi bambini che nascono nella famiglia in lutto. Ci sono anche distrazioni dal dolore. Per qualche momento qua e là, sembra che ci si dimentichi che sia mai successo”. 
La vita prosegue e si cerca di convivere con la perdita. “Sopra la nostra ferita, sopra il nostro abisso privato, la realtà sembra stendere un tessuto tenue e flessibile e noi, le persone in lutto, impariamo ad andare avanti su quel tessuto, che è teso sopra l’abisso. E andiamo avanti splendidamente. Eroicamente, si potrebbe dire. Quasi tutte le famiglie in lutto che conosco vivono eroicamente”.
La verità, aggiunge lo scrittore, è però che l’abisso è sempre lì. Anche se si cerca di vivere normalmente, quel “vuoto assoluto” rimane una presenza incombente. E incomprensibile. “Non riesco a comprendere veramente il fatto che Uri, mio figlio, se ne sia andato. È semplicemente incomprensibile. Ai miei occhi, agli occhi del padre che ero per lui, agli occhi di tutto ciò che penso della paternità e della maternità, non ha senso. Nel senso più letterale, è inaccettabile”.
Nonostante questo, conclude Grossman, “il nostro compito di vita, di coloro che hanno sperimentato una perdita come questa” è “imparare ad andare avanti sul tessuto che ci protegge dalla caduta verso l’abisso. E sapere che non c’è nessun tessuto che ci protegge. E anche così, andare avanti su di esso e cadere di volta in volta”.
Numerose le iniziative organizzate anche in Italia. “Finché ricordiamo i morti, essi continuano a vivere in mezzo a noi. Solo i loro corpi sono scomparsi, ma il loro spirito, la loro vita e le loro azioni, continuano a esistere in noi”, ha sottolineato l’ambasciatore israeliano Dror Eydar in un messaggio diffuso nelle scorse ore. A Roma, presso la scuola ebraica, si è poi tenuta una cerimonia cui sono intervenuti l’addetto militare Dror Altman, la presidente della Comunità Ruth Dureghello e il rabbino capo rav Riccardo Di Segni.

(14 aprile 2021)