“Israele, in questo anno di emergenzaabbiamo riscoperto la nostra forza”
Con commozione il Presidente d’Israele Reuven Rivlin ha ospitato per l’ultima volta, prima della fine del suo mandato, la cerimonia per Yom HaAtzmaut (Giorno dell’Indipendenza israeliana) presso la sua residenza. “Non è stato un anno facile, per non dire altro. Ma sono ottimista. Il virus è riuscito a ricordarci le cose che contano davvero. Il sostegno reciproco e il mobilitarsi insieme per gli altri sono le fondamenta della nostra società e della sua forza”, ha sottolineato Rivlin. Nella cerimonia d’apertura della festa, il Presidente ha inoltre inviato un messaggio alle comunità ebraiche sparse per il mondo, ringraziandole “per tutto quello che fate per Israele e il popolo ebraico. Per stare con Israele, per difendere Israele, per difendere il sionismo e il popolo ebraico”. “Dobbiamo ricordare che siamo una sola famiglia, forte, grande e diversa. – ha aggiunto il Presidente israeliano – Abbiamo un destino comune. La nuova speranza israeliana ed ebraica deve essere basata sull’unità e sulla diversità, sulla comprensione reciproca e sulle esperienze condivise”.
A citare l’anno complicato vissuto a causa della pandemia è stato anche il Primo ministro Benjamin Netanyahu. “Ancora una volta abbiamo scoperto quanto sia forte la nostra nazione e come nel momento della verità ci mobilitiamo tutti per la vita. E siamo tornati in tutta forza”, le parole del Premier. “L’abbiamo fatto grazie alle nostre squadre mediche e ai nostri volontari. L’abbiamo fatto con l’aiuto dei nipoti che mancavano ai loro nonni, ma hanno portato il loro amore attraverso le chiamate di Zoom. Abbiamo scoperto la nostra meravigliosa nazione, la nostra fede e la vita. Abbiamo anche messo in pratica le parole di Theodor Herzl che diceva: ‘Se lo volete non sarà un sogno’”.
Il paese in questo giorno di festa assapora sempre di più il ritorno alla normalità, dopo un anno di emergenza sanitarie. Grazie a una campagna vaccinale riuscita e messa in piedi già a fine dicembre, in queste ore decine di persone possono riunirsi insieme. E la prossima settimana, almeno secondo quanto dichiarato dai funzionari del ministero della sanità, sarà possibile non utilizzare più le mascherine all’aperto. Un’ulteriore passo verso una vita meno condizionata dal virus. E non è un caso che tra gli ospiti d’onore di questo Yom HaAtzmaut ci sia stato l’amministratore delegato di Pfizer Albert Bourla. “La cooperazione tra Pfizer e Israele ha portato a una nuova svolta. Insieme, stiamo dimostrando che attraverso l’inoculazione di massa possiamo sradicare la pandemia di coronavirus e salvare vite umane”, le parole di Bourla, invitato a parlare in rappresentanza del mondo ebraico della Diaspora, lui figlio di sopravvissuti alla Shoah di Salonicco. “Come tutti gli ebrei sono molto orgoglioso di Israele. Orgoglioso della sua esistenza per gli ebrei ovunque essi siano; orgoglioso – ha concluso Bourla – dei suoi risultati nella scienza e nella tecnologia, nell’innovazione e in molti altri campi”.
Ulteriore passaggio simbolico legato al vaccino, l’immagine di una siringa costruita dagli sbandieratori durante la cerimonia. Ordinandosi perfettamente sul palcoscenico, tra stelle di David e menorot (simbolo d’Israele), gli sbandieratori hanno realizzato una gigantesca siringa che inoculava il vaccino in un braccio. “Simbolo della nostra indipendenza dal virus”, il commento di uno dei giornalisti durante la diretta.
Festeggiamenti anche in tutta l’Italia ebraica. Al Tempio Maggiore di Roma rav Riccardo Di Segni, il rabbino capo, ha fatto notare il valore di una celebrazione anche in sinagoga. Questo perché, le sue parole, la fondazione dello Stato non è stata solo un fatto storico e politico, ma anche “un evento di profondo ed essenziale significato religioso”.
Nelle parole del rav Di Segni anche un riferimento alla campagna di vaccinazione in corso. Al grande esempio che lo Stato ebraico, con i risultati raggiunti in questi mesi, ha offerto al mondo intero.
E ciò nonostante le numerose insidie che Israele continua a dover affrontare da 73 anni a questa parte, dal giorno cioè della sua fondazione. Non ultima la minaccia di distruzione portata dal progetto nucleare iraniano. Una minaccia che, ha ravvisato il rav, è vista con “indifferenza” da molti.