A un anno dalla pandemia tutta Israele torna a scuola
Diversi paesi, tra cui l’Italia, hanno come priorità in agenda la riaperture della scuola. Riportare tutti i ragazzi in aula e permettere loro, dopo oltre un anno di pandemia, di proseguire gli studi in presenza è infatti un obiettivo sentito a livello internazionale. E per questo si guarda con attenzione a quanto accade in Israele dove gli studenti di ogni ordine e grado sono tornati in queste ore a scuola praticamente senza restrizioni, salvo l’uso della mascherina. E anche questa, così come in tutto il paese sempre a partire da oggi, non sarà più necessaria all’aperto così come durante le lezioni di ginnastica o a mensa. Un passo importante verso il ritorno completo alla normalità, possibile grazie all’imponente piano di vaccinazioni messo in campo dal paese, con oltre il 60% degli israeliani vaccinati contro il Covid-19. “Il tanto atteso ritorno all’apprendimento a tempo pieno evoca una serie di emozioni tra gli studenti, il personale e i genitori. – ha scritto il ministero dell’Istruzione in una nota per spiegare le nuove regole – Da un lato, tutti hanno desiderato il ritorno alla normalità e un senso di sicurezza e stabilità. D’altra parte, il ritorno alla routine è accompagnato dalla paura dei vuoti che si sono creati, della distanza o addirittura dell’alienazione. La paura del coronavirus, che non ci ha ancora lasciato, aleggia anche dall’alto. Per questo è importante lasciare a tutti il tempo di adattarsi”. Per questo uno dei suggerimenti del ministero è stata quella di prendere in considerazione di fare dialoghi di gruppo e personali con gli studenti sulle loro emozioni, pianificare il tempo sociale in classe e fornire la massima assistenza accademica ad ogni giovane.
La risposta dei presidi, racconta l’emittente Kan, è positiva ma chiedono maggiore autonomia e anche maggiori investimenti. In particolare, uno dei problemi in questi anni delle classi israeliane è stata il sovraffolamento. Dai presidi è arrivata in questo senso una richiesta di maggiore pianificazione, anche alla luce dell’esperienza della pandemia. Ad esempio in un liceo di Tel Aviv la preside Nati Stern ha spiegato di aver deciso di conservare le lezioni in “capsule”, ovvero in gruppi più piccoli e alternati come orari. “Se studi matematica per sei ore, puoi insegnare due ore nella capsula A e due ore nella capsula B, poi due ore insieme per esercitarsi. E così in altre materie”.
Non solo la scuola ha visto le restrizioni allentarsi. Il tetto massimo di persone che possono partecipare a raduni all’aperto – in particolare a eventi sportivi negli stadi – è passato da 5mila a 10mila persone. Nei palazzetti chiusi la capienza possibile è stata aumentata del 40% con un tetto massimo di 4mila persone. “È vero, il rischio di infezione all’esterno non è grande quando ci si trova in un luogo affollato. – ha sottolineato il commissario per la lotta alla pandemia Nachman Ash – La grande sfida è portare la mascherina in tasca e indossarla ogni volta che si arriva in un luogo chiuso o affollato”.