“Io, araba, vicepresidente
dell’Università ebraica:
la mia nomina un segnale alla società”

Storica nomina all’Università ebraica di Gerusalemme, la più antica e gloriosa istituzione accademica d’Israele, che ha scelto come sua vicepresidente la professoressa Mona Khoury-Kassbari. È la prima volta, comunica l’ateneo, che un incarico di vertice viene affidato a un rappresentante della comunità araba. “Sono molto orgogliosa di questa nomina. Una donna araba alla vicepresidenza di una delle università migliori del mondo. È un fatto raro. Sicuramente è la prima volta per l’Università ebraica ed è un messaggio importante a tutta la società”, racconta Khoury-Kassbari a Pagine Ebraiche. Raggiunta a poche ore dall’ufficializzazione della sua nomina, la professoressa esprime la propria soddisfazione per il nuovo incarico. “È importante anche perché è la prima volta che un’università israeliana nomina una vicepresidente che si occupi di rafforzare la diversità e l’inclusione”.
Questo infatti sarà il compito principale del suo mandato: portare all’interno dell’università personale e studenti provenienti da comunità sottorappresentate nel mondo accademico. E quindi si parla dalle realtà arabe, del settore haredi, fino dalla minoranza etiope. “Per una maggiore integrazione – spiega Khoury-Kassbari, già preside della Scuola Paul Baerwald per la formazione di assistenti sociali – in primo luogo serve investire nel sistema educativo”. E porta se stessa, per quanto riguarda la minoranza araba, come esempio: cresciuta a Haifa, in un quartiere che definisce disagiato, ha iniziato il suo percorso nella scuola pubblica. “Poi ho avuto la fortuna di passare a una scuola privata. Senza questo salto non avrei mai pensato di avere delle possibilità di entrare nel mondo accademico. La mia famiglia non aveva i soldi per mantenermi e quindi ho dovuto lavorare all’interno della scuola per potercela fare. E in ogni caso sono pochi gli studenti che possono permetterselo”. Per questo, aggiunge, servono maggiori investimenti nel “sistema educativo arabo che si trova in una situazione molto problematica. Servono insegnanti, serve formazione. Serve tutto ciò che è utile a superare le diseguaglianze”. Aggiunge che su questi binari l’università potrà poi “aumentare i numeri di studenti arabi e permettere loro di completare con successo la carriera accademica”.

Dopo essersi laureata presso la Scuola Paul Baerwald, aver studiato a Chicago e Toronto, Khoury-Kassbari è tornata all’Università ebraica con l’incarico di consulente per aumentare l’accesso degli arabi all’istruzione superiore. Per questo ha ben chiare quali siano le difficoltà di questa importante minoranza d’Israele (che costituisce il 20% della popolazione totale). Ma alle spalle ha anche un proficuo dialogo con il mondo haredi. “Posso dire con orgoglio che la nostra scuola per assistenti sociali ha il numero più alto di studenti haredi rispetto alle altre scuole. Abbiamo fatto molti sforzi per portarli da noi, abbiamo aperto un canale di confronto diretto, chiesto di cosa hanno bisogno e cercato di venire incontro alle loro specifiche esigenze”.

Per Khoury-Kassbari costruire un rapporto diretto con gli studenti sarà una delle chiavi del suo incarico. “La prima cosa che voglio fare è nominare dei nostri studenti come ambasciatori che vadano nelle scuole a parlare con i ragazzi e con i loro genitori per raccontare cosa vuol dire frequentare l’Università Ebraica, un polo d’eccellenza”. Altro elemento è sensibilizzare le famiglie soprattutto del nord che hanno alcuni pregiudizi su Gerusalemme. “C’è ancora chi pensa che qui sia pericoloso per i propri figli, ma io vivo da 25 anni a Gerusalemme e posso testimoniare che va tutto bene”. Questione sicurezza a parte, per portare all’Università giovani provenienti dai ceti meno abbienti serviranno investimenti sui dormitori e aperture di nuove borse di studio. “Chi proviene da famiglie povere ha bisogno di questi strumenti”. E incanalare i ragazzi verso lo studio, aggiunge, è un modo per sottrarli alla delinquenza. Un problema, quello della criminalità, particolarmente sentito nel mondo arabo israeliano, tanto da essere stato definito un’emergenza sociale dal Presidente Rivlin. A riguardo, Khoury-Kassbari evidenzia come la mancanza di prospettive spinga molti a prendere strade sbagliate. “Il crimine organizzato sta diventando un problema enorme nel settore arabo. Dobbiamo affrontarlo con uno sforzo comune della polizia, delle municipalità locali. Tutti dobbiamo lavorare insieme per risolvere il problema. E dobbiamo guardare a lungo termine. E quindi, torniamo alla questione del sistema educativo: se non si vede alcun futuro per i propri studi, il crimine diventa una soluzione per la propria vita”.
La nuova vicepresidente riconosce che c’è un processo positivo di integrazione in corso tra gli arabi israeliani. In questo settore sono sempre di più i professionisti qualificati. “Ma la mia nomina non può essere usata per generalizzare. L’Università ebraica ha fatto un passo molto importante. Non sono però sicura che altre istituzioni avrebbero fatto lo stesso. E non posso dimenticare che alla Knesset oggi ci siano persone che dicono ad alta voce e senza vergogna che gli ebrei non possono sedere con gli arabi. Quindi un attimo a parlare di integrazione.. Certo vorrei che un giorno tutto il paese si comportasse come la mia università”.

Daniel Reichel