Israele, l’occasione di Yair Lapid
Un pugile dai calzoncini firmati Prada e con il mantello ricoperto dalla sigla di Bank Hapoalim, a indicare l’appartenenza sociale agiata. Sui guantoni il simbolo del quotidiano Yedioth Ahronoth e del Canale 2, di cui era giornalista di punta prima di dimettersi per dedicarsi alla politica. Con questa vignetta Haaretz raffigurava nel 2013 Yair Lapid all’indomani della sua scelta di fondare un partito, Yesh Atid, che sarebbe dovuto diventare la voce della classe media d’Israele.
Un ex editorialista e autore di primo piano, Lapid ha trascorso anni sotto i riflettori televisivi, prima ospitando un proprio talk show a tarda notte e poi conducendo il notiziario del venerdì sera più seguito del paese. Sfruttando la sua popolarità dell’epoca, decise di entrare in politica e seguire l’esempio del padre, Joseph “Tommy” Lapid, entrato in politica da giornalista. Allora le battaglie di Lapid, sulla scia di quelle paterne, erano legate a rafforzare la laicità all’interno del paese, ad integrare il mondo haredi all’interno del mercato del lavoro, a una soluzione dei Due stati con il mantenimento di alcuni insediamenti in tema di pace con i palestinesi. E ancora, lotta all’evasione fiscale e contro il carovita, erano altri cavalli di battaglia del suo Yesh Atid.
In questi otto anni di politica, dopo una breve parentesi al ministero delle Finanze in un governo a guida Benjamin Netanyahu, Lapid non ha però avuto modo di dare seguito a quelle promesse iniziali. Molti di quei temi sono rimasti però rilevanti per la società israeliana, seppur scomparsi dal dibattito politico, ridotto alla divisione tra sostenitori di Netanyahu e antagonisti. Tra questi ultimi, proprio Lapid, che in queste ore ha la sua fragile occasione per dettare l’agenda del paese. Il Presidente d’Israele Reuven Rivlin gli ha affidato l’incarico di formare il prossimo governo, dopo il precedente tentativo di Netanyahu, risultato in un fallimento.
Il leader di Yesh Atid ha detto di essere pronto a fare di tutto per dare a Israele un esecutivo e ha aperto subito le trattative con il leader della destra nazionalreligiosa Naftali Bennett (a capo di Yamina) per formare un’ampia coalizione. A Bennett Lapid, criticato in passato per non essere stato in grado di fare compromessi, ha offerto la rotazione della premiership. I due ne hanno discusso nelle scorse settimane, ma non hanno raggiunto alcun accordo definitivo. “Abbiamo bisogno di un governo che rifletta il fatto che non ci odiamo l’un l’altro”, ha dichiarato Lapid. “Un governo in cui sinistra, destra e centro lavoreranno insieme per affrontare le sfide economiche e di sicurezza che abbiamo di fronte. Un governo che mostrerà che le nostre differenze sono una fonte di forza, non di debolezza”.