“Agli attacchi è inevitabile reagire,
ma Israele ora si dia un governo” 

Alle 18.00 israeliane il gruppo terroristico di Hamas ha lanciato sette missili contro Gerusalemme. “Abbiamo sentito uno strano rumore, come di un aereo. All’inizio non abbiamo capito, poi mia figlia ha riconosciuto la sirena antimissile. E subito dopo è arrivato il rumore di due botti. E così, io, mia mia moglie, mia figlia, il nipotino siamo corsi nel rifugio antimissile con la radiolina appresso per sentire cosa stesse accadendo. Per fortuna l’allarme è cessato subito, ma si tratta comunque di una linea rossa varcata”. È il racconto del demografo Sergio Della Pergola e dei momenti in cui Gerusalemme è stata presa di mira dai terroristi di Hamas. “Non è la prima volta. È accaduto anche nel 2014 durante la campagna militare a Gaza. Ma questa volta i missili sono arrivati più vicino. Un atto di provocazione che chiede una reazione ed è questo ciò che sta avvenendo”. Inevitabile che Israele risponda alla violenza dei terroristi di Gaza, sottolinea Della Pergola. Evitabile invece secondo il demografo fomentare un clima di tensione come accaduto nei giorni precedenti l’esplosione di violenza. “Ci troviamo di fronte a una situazione molto complicata. Da giorni c’erano risse alla Porta di Damasco. Personaggi estremisti come Itamar Ben Gvir, esponente kahanista entrato in parlamento con l’appoggio di Benjamin Netanyahu, hanno cercato di creare disordini e scontri. E francamente anche la sfilata organizzata per il Giorno di Gerusalemme, fatta in quel modo, per me è stata una provocazione inutile: perché farla passare proprio nel quartiere musulmano quando ci sono mille altri modi per arrivare al Kotel? In ogni caso i razzi di Hamas hanno scombussolato i piani di tutti”. Razzi, ricorda il professore, che hanno portato anche all’evacuazione della Knesset, il parlamento israeliano. “Se vogliamo trovare un significato simbolico: alla Knesset si stava tenendo la seduta in cui si celebrava la vittoria sui nazisti. Proprio in quel momento è suonato l’allarme e la seduta è stata tolta. Sarà forse un po’ populista, ma è come dire che il problema non è del tutto risolto”. E l’opinione pubblica internazionale, evidenzia l’analista, farebbe bene a leggere lo statuto di Hamas in cui si invoca la distruzione d’Israele e del mondo ebraico.
“In Occidente nessuno lo vuole capire. Hamas è un movimento terrorista fanatico. È una specie di robot senza una testa pensante. Con uno statuto però molto chiaro: dice che bisogna distruggere lo Stato di Israele. Fra l’altro – sottolinea il demografo – tutti dovrebbero leggere lo statuto di Hamas, è un documento islamico antisemita in cui si parla della morte di tutti gli ebrei e della cospirazione ebraica mondiale. Però questo naturalmente nessuno lo dice. C’è chi dice per pietismo voi israeliani reagite troppo fortemente. E in definitiva è una stupida considerazione”.
Dal punto di vista politico poi, segnala Della Pergola, l’attacco di Hamas ha avuto un effetto sulla formazione del prossimo governo d’Israele. “Sui quotidiani di oggi c’erano già gli elenchi dei ministri e così via. L’accordo tra Yair Lapid e Naftali Bennett per un governo di unità sembrava cosa fatta e invece tutto è stato rimandato perché un elemento è venuto a mancare: il sostegno di Mansour Abbas. Come è noto è lui la carta vincente per tutti”. Il leader del partito islamico radicale Raam è infatti la chiave per Lapid (leader di Yesh Atid, partito di centro) e Bennet (Yamina, destra nazionalreligiosa) per avere la maggioranza. Senza i suoi quattro voti, Israele non può darsi un nuovo esecutivo. “Abbas attende perché i suoi elettori sono molti degli arabi che protestano. Finché non finisce la battaglia a Gaza, a lui non conviene uscire allo scoperto”. E su quale sarà l’esito dello scontro con i terroristi di Hamas e Jihad islamica Della Pergola non azzarda previsioni. “Dipende da quanti danni verrano causati a Israele. Se sarà superata una certa soglia, allora si arriverà ad un’azione importante anche a Gaza. Significa settimane di scontro e senza governo. Settimane in cui si sfilaccerà l’accordo Lapid-Bennett, con Netanyahu che rimarrà Premier e l’ennesima elezione all’orizzonte. Speriamo di evitare tutto questo”. Per il demografo infatti prioritario per Israele, anche per affrontare questa situazione di crisi con Gaza, è darsi subito un governo.

dr