Dopo gli scontri interni a Israele
“Seguiamo la lezione della Torah,
non la strada della vendetta”

Di fronte alla violenza indiscriminata non si risponde con altra violenza indiscriminata. Serve giustizia, non vendetta. È il messaggio diffuso in queste ore dal rabbino capo di Kiryat Ono, rav Ratzon Arusi, per cercare di arginare gli scontri interni alla società israeliana. Di fronte alle violenze dei manifestanti arabi in diverse città, sottolinea rav Arusi, non si può rispondere con ritorsioni indiscriminate e cieca vendetta. “È necessario punire il criminale. È invece assolutamente vietato attaccare l’innocente. Questa è una grande regola in tutti gli aspetti della vita”. Ed è maggior ragione valida, prosegue il rav, quando “i nostri nemici cercano di distruggerci. Cercano di causare conflitti tra noi e gli arabi che vivono al nostro fianco in questo paese, di creare tensioni interne ed esterne”. Il riferimento del rav è ai fatti che hanno segnato in questi giorni città come Haifa, Acri, Umm al-Fahm, Bat Yam, Giaffa, Be’er Sheva. Da nord a sud del paese, le rivolte arabe hanno creato disordini, aprendo una ferita profonda nella convivenza interna alla società israeliana. E ponendo molti interrogativi sulla condizione della minoranza araba. Particolarmente gravi le immagini arrivate da Lod, dove il sindaco della città ha parlato di un clima da “Notte dei cristalli” e dove i rivoltosi sono arrivati ad incendiare una sinagoga. Nella città, la situazione è diventata tanto grave da costringere le autorità a ordinare un coprifuoco e il dispiegamento di forze dell’ordine è stato ingente. “Siamo in un momento di emergenza”, le parole del ministro della Difesa Benny Gantz, in relazione all’invio di uomini in diverse aree del paese. “In questo momento è necessaria una risposta massiccia delle forze sul terreno”. Gantz ha aggiunto che l’attività di polizia e l’applicazione della legge non sostituiscono “una leadership responsabile e la riduzione delle tensioni”.
Scene di incedi, scontri, sassaiole, vetri rotti si sono verificate in altre località d’Israele.
Ad Akko, nel nord del paese, Elad Barzilay, 31 anni, padre di quattro figli, voleva impedire ai suoi studenti di partecipare ai disordini. È stato linciato per strada, con pietre e bastoni, fino a fargli perdere i sensi. Ora è sedato e attaccato a un respiratore. A Bat Yam, – e a questo caso fa riferimento l’intervento di rav Arusi – una folla di estremisti ha tirato fuori da un’auto un uomo arabo e lo ha picchiato fino a farlo giacere a terra immobile. Ora è ricoverato in gravi condizioni, ma è stabile, hanno spiegato i medici senza rivelarne l’identità. Yedioth Ahronoth, il principale quotidiano israeliano, ha deciso di aprire la sua edizione odierna (a sinistra) con l’immagine di questa aggressione. E per descrivere in generale la situazione del paese, il titolo scelto in apertura è “Anarchia”.
Di fronte a questa situazione, evidenzia il rabbino membro del Consiglio del Gran Rabbinato d’Israele, non si può cadere nella trappola di alimentare i conflitti, lasciandosi andare all’irrazionalità. “Noi ebrei abbiamo il compito di essere luce tra le Nazioni” e per questo “non dobbiamo seguire una via che non lo è, quella della vendetta. I linciaggi e le ritorsioni sono assolutamente proibiti”. Il diritto a difendersi è certamente salvaguardato, rileva il rav, e bisogna rimanere con la guardia alta. Ma è escluso agire con “l’intenzione di ferire persone innocenti”.

dr