“L’obiettivo d’Israele è la deterrenza
Poi parleremo di tregua con Hamas”

“Non siamo con il cronometro in mano, ma vogliamo piuttosto raggiungere gli obiettivi dell’operazione”. A spiegarlo a una settantina di diplomatici stranieri, riuniti per un aggiornamento sulla situazione del conflitto con i terroristi di Gaza, il premier israeliano Benjamin Netanyahu “Precedenti operazioni – ha evidenziato Netanyahu – sono continuate per un periodo prolungato. Per questo non è ancora possibile stabilirne ora la durata”. Il riferimento è all’operazione Guardiano delle Mura, in corso a Gaza con l’obiettivo di fermare il lancio di razzi da parte dei terroristi di Hamas e Jihad Islamica. Un’aggressione che prosegue anche in queste ore: nel centro d’Israele infatti continuano a risuonare le sirene antimissile, con la popolazione costretta a correre nei rifugi.
Nel suo intervento, Netanyahu ha spiegato che l’obiettivo è “raggiungere uno stato di deterrenza contro Hamas per arrivare alla fine dei combattimenti”, ma “non escludiamo altre opzioni”. Seppur come extrema ratio, un possibile intervento militare via terra a Gaza è ancora sul tavolo. “Puoi conquistarli – e questa è sempre una possibilità aperta – o puoi dissuaderli”, ha dichiarato Netanyahu in riferimento ai terroristi. “In questo momento siamo impegnati in una deterrenza forte, ma devo dire che non stiamo escludendo nulla. Speriamo di poter ristabilire la tranquillità. Speriamo di poterla ripristinare rapidamente”.
“Il popolo palestinese non è il nostro nemico e Israele distingue tra la popolazione civile e i miliziani di Hamas che sono agenti del terrore”, ha sottolineato il ministro degli Esteri Gabi Ashkenazi, parlando con i diplomatici stranieri. “La comunità internazionale deve garantire che i finanziamenti, le infrastrutture e i materiali raggiungano la popolazione e che Hamas non li usi per i suoi scopi militari. La preoccupazione per la qualità della vita dei palestinesi in Cisgiordania e Gaza è una questione regionale. Interessa Israele, l’Autorità nazionale palestinese e la comunità internazionale”.
Durante la riunione con gli ambasciatori, Netanyahu ha replicato alle accuse arrivate per la gestione del conflitto con i terroristi di Hamas e Jihad islamica. “Criticare Israele per le sue attività è assurdo. È un danno alle altre democrazie che combattano in circostanze analoghe. È il record dell’ipocrisia e dell’idiozia. Tutto ciò non fa che incoraggiare i terroristi”.
Per il momento il governo di Gerusalemme sembra dunque non aver preso in considerazione un cessate il fuoco. Almeno non nell’immediato, come evidenziano le parole di Netanyahu. L’Egitto, con il sostegno dell’amministrazione Biden, sta lavorando per trovare una mediazione. E in una nuova telefonata con il primo ministro israeliano, il presidente Usa ha detto di aspettarsi “una significativa de-escalation oggi sulla via di un cessate il fuoco”. Il comunicato della Casa Bianca spiega che “I due leader hanno avuto una discussione dettagliata sullo stato degli eventi a Gaza, sui progressi di Israele nel degradare le capacità di Hamas e di altri elementi terroristici, e sugli sforzi diplomatici in corso da parte dei governi regionali e degli Stati Uniti” per raggiungere una tregua.
Fonti militare israeliane, citate dai media locali, dicono che Israele “sta studiando la questione del momento opportuno per un cessate il fuoco”, ma “ci prepariamo a diversi giorni” di operazioni supplementari. Intervistato dall’emittente pubblica Kan, il capo delle operazioni dell’esercito, il generale Aharon Haliva ha spiegato a grandi linee gli obiettivi dell’operazione Guardiano delle Mura. “Se mi chiedete cosa sia ragionevole considerare un successo, direi almeno cinque anni e anche di più di calma”.