Israele-Gaza, la tregua si avvicina

Per l’intelligence militare israeliana la maggior parte degli obiettivi nella Striscia di Gaza, legata ai movimenti del terrore, sono stati colpiti. Questo potrebbe indicare che l’operazione Guardiano delle Mura si stia avviando verso la conclusione. Anche se la nuova ondata di razzi sparati dai terroristi di Hamas e Jihad islamica in queste ore contro il centro d’Israele sono di ostacolo a una possibile tregua.
“Abbiamo realizzato piani su cui abbiamo lavorato per anni”, le parole ai media israeliani di un ufficiale della Divisione di Ricerca dell’intelligence militare, incaricato di raccogliere una lista di obiettivi strategici da colpire. “Abbiamo eliminato ingegneri di alto livello di Hamas, esperti nella produzione di razzi e altri tipi di armamenti. Queste sono fonti di conoscenza che non sono facilmente sostituibili a Gaza. Stiamo parlando di esperti di ricerca e sviluppo che sono unici per un gruppo di guerriglia para-militare specializzato nel combattere in luoghi densamente abitati”.
La principale complessità da affrontare nello scontro con i due gruppi terroristici, sottolineano dall’esercito, è la posizione delle loro infrastrutture, volutamente situate nel cuore delle aree densamente popolate della Striscia. I raid israeliani hanno preso di mira i centri di comando e di produzione di armi, le infrastrutture militari, i tunnel usati per infiltrarsi in Israele come per nascondere l’arsenale dei terroristi, e i centri di addestramento. L’obiettivo era quello di cancellare il più possibile il potenziale offensivo di Hamas. E per l’intelligence militare buoni risultati sono stati ottenuti in questo senso. Ora, dopo undici giorni di scontro, si inizia a parlare concretamente di cessate-il-fuoco. Un tema sul quale spinge anche la comunità internazionale. 
Secondo un alto funzionario di Hamas, Mousa Abu Marzook, il movimento di Gaza sta tenendo dei negoziati avanzati con Israele attraverso dei mediatori e le parti potrebbero accordarsi su una tregua nei prossimi due giorni. “Possiamo combattere ancora per mesi. Molto è ancora nascosto agli occhi di Israele. – la minaccia del terrorista palestinese – Se Israele avesse lanciato un’incursione terrestre nella Striscia, avrebbe visto cose mai viste prima. Da quando il suo elenco di bersagli si è esaurito, Israele sta lavorando con vigore per raggiungere un cessate il fuoco”. Secondo un sondaggio fatto dal Canale 12 d’Israele, il 72 per cento degli israeliani preferirebbe però che l’operazione a Gaza continuasse in modo da sradicare alla radice la minaccia. Ma gli Stati Uniti di Joe Biden chiedono che le parti trovino nelle prossime ore un’intesa per il cessate il fuoco. A sostenere questa strada, anche la Germania il cui ministro degli Esteri, Heiko Maas, era in Israele in queste ore. “Siamo convinti che la violenza deve finire il più presto possibile nell’interesse del popolo”, ha dichiarato Maas, esprimendo allo stesso tempo solidarietà nei confronti dello Stato ebraico. “Nessun paese al mondo accetterebbe atti di terrorismo e di aggressione verso i suoi cittadini. Israele usa una forza proporzionata e fa tutto il possibile per evitare di danneggiare i civili”, ha evidenziato Maas. “Finché ci sono Stati e gruppi che minacciano di annientare Israele, questa dovrà essere in grado di proteggere il suo popolo. La Germania continuerà a dare il suo contributo per garantire che rimanga così. La nostra solidarietà non si limita alle parole”. A proposito di parole, la presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Noemi Di Segni in una recente intervista legata al conflitto, ha invitato i media italiani a fare attenzione a quelle pronunciate da Hamas. A non farsi suggestionare dalla propaganda del movimento terroristico. Una propaganda che minaccia Israele così come gli ebrei in tutto il mondo.

(Nell’immagine, il ministro degli Esteri Gabi Ashkenazi assieme, tra gli altri, al collega tedesco Heiko Maas nella casa colpita da un razzo di Hamas a Petah Tikvah)