La nascita del governo Bennett-Lapid,
un’opzione concreta per Israele

La lista dei ministri di un governo a guida Yair Lapid e Naftali Bennett è pronta da tempo. I due leader, rispettivamente alla guida di Yesh Atid e del partito di destra Yamina, dovrebbero alternarsi nella premiership. Primo nella rotazione, Bennett, poi Lapid che nel frattempo ricoprirebbe il ruolo di ministro degli Esteri d’Israele. A ciascun partito poi, in questa eventuale grossa coalizione, il suo ruolo e ministero. All’ex Likud e strenuo avversario di Benjamin Netanyahu, Gideon Saar (Nuova Speranza), andrebbe la Giustizia. Alle Finanze un altro ex alleato di Netanyahu, Avigdor Lieberman (Yisrael Beytenu). Accontentato Benny Gantz (Kachol Lavan) che non dovrebbe fare le valigie, rimanendo dov’è al ministero della Difesa. La sinistra tornerebbe nell’esecutivo con posti non di primissimo piano, ma comunque significativi: ai laburisti ad esempio i Trasporti, affidati alla nuova leader leader Merav Michaeli, mentre al Meretz, con Nitzan Horowitz, il ministero della Salute. E così via, con la recalcitrante Ayelet Shaked possibile ministro dell’Interno per convincerla a dire sì all’intesa, che per il momento rimane però sospesa. Il Premier ad interim Netanyahu è infatti intenzionato a farla saltare in tutti i modi e le sue ultime controfferte hanno trovato orecchie pronte ad ascoltare. Il leader del Likud ha proposto una tripla rotazione della premiership, con in ordine Saar, Bennett e poi lui stesso. Un’opzione che Yamina preferirebbe poiché la coalizione del cambiamento – così chiamato il fronte guidato da Lapid – dovrebbe sostenersi sui voti anche dei partiti arabi Raam e la Lista Unita. E questo nel partito della destra nazional-religiosa è un’opzione che non piace. Tanto che un dissidente interno già c’è: Amichai Chikli che ha dichiarato al suo leader Bennett che non lo seguirà al fianco di Lapid. Non ci sono però molte alternative per dare finalmente un governo al paese. Soprattutto visto che Chikli e chi la pensa come lui vorrebbe vedere Saar al fianco di Netanyahu. L’ex Likud però ha chiarito la sua posizione anche in queste ore: mai con Netanyahu. Di lui non ci si può fidare, la sentenza di Saar. E così anche Yamina sembra essersi convinta, votando in queste ore a favore di un patto con Lapid.
Il leader centrista, che a differenza delle elezioni precedenti ha scelto di fare dei sacrifici politici per portare a casa la premiership, ora può sperare di concludere un’intesa che sembrava tramontata. Il tempo stringe, se entro mercoledì non dovesse arrivare l’accordo con Bennett, il mandato esplorativo di Lapid scadrebbe e la palla passerebbe al Presidente Rivlin.