Israele e l’accordo nucleare del 2015:
‘Ha liberato risorse
contro altre minacce’

L’accordo stipulato dagli Stati Uniti di Obama con l’Iran ha permesso a Israele di “spostare enormi quantità di risorse verso altre priorità: le minacce via terra, lo sviluppo di alleanze molto importanti, quattro anni di lotta contro l’Isis, l’avvio di un’operazione contro il radicamento dell’Iran” nell’area.
In controtendenza rispetto a molti suoi colleghi e al suo successore Aviv Kochavi, l’ex capo di Stato maggiore Gadi Eizenkot quando guarda all’accordo sul nucleare iraniano siglato nel 2015 vede diversi elementi positivi. Ha permesso di liberare risorse per affrontare altre minacce, ha sottolineato nel corso di una conferenza in onore dell’ex capo del Mossad, Meir Dagan.
Più in generale, ha aggiunto, “non vedo alcuna minaccia esistenziale per lo Stato d’Israele”.
Questo non significa però abbassare la guardia. “Dobbiamo continuare a garantire che l’Iran non abbia capacità atomiche” ha dichiarato l’ex capo dell’esercito, evidenziando come il contrasto al regime di Teheran sia da tempo sul tavolo dell’establishment della sicurezza israeliana.
“Nell’estate del 1999, sono stato nominato segretario del primo ministro, e ci fu una discussione con l’allora capo del Mossad Efraim Halevy. E la discussione era incentrata su una questione: affrontare la minaccia iraniana. Dobbiamo continuare a garantire che l’Iran non abbia una capacità nucleare. La questione iraniana è iniziata anche prima dell’attuale primo ministro”. Il riferimento è al Premier uscente Benjamin Netanyahu, una delle voci più contrarie all’accordo nucleare siglato da Stati Uniti e altri paesi con l’Iran. Un’intesa da cui il presidente Trump si è sganciato e su cui ora l’amministrazione Biden ha rimesso mano per cercare di ricucire lo strappo.
Agire in anticipo e puntare sulla deterrenza, i due obiettivi da perseguire secondo Eizenkot, che ha guidato l’esercito dal 2015 al 2019. Obiettivi che valgono su più fronti, dal citato Iran, a Hamas, fino a Hezbollah. “Nel corso degli anni, è stata costruita una capacità (militare) molto significativa. – ha spiegato nel corso della conferenza – Dobbiamo continuare a prevenire e preparare una risposta credibile per i giorni di pioggia”.
In merito all’ultima operazione a Gaza in risposta al lancio di missili di Hamas – 4500 in undici giorni – Eizenkot ha spiegato che è difficile valutarne il risultato, criticando indirettamente la politica. “Quando l’obiettivo è infliggere un colpo significativo (al nemico) e un deciso aumento della deterrenza, è difficile quantificare il risultato. Gran parte del problema è che le nostre politiche e la nostra strategia non sono sufficientemente chiare sul fronte palestinese in generale e su quello di Gaza in particolare. Questo lascia soli l’esercito e lo Shin Bet a fornire una sensazione di sicurezza”.