Stato e religione, il piano di riforme
del prossimo governo Bennett-Lapid

Il rapporto tra religione e Stato è uno dei temi al centro dell’accordo di coalizione che dovrebbe dare vita al governo di Naftali Bennett e Yair Lapid. Non ci saranno cambiamenti radicali, come suggeriscono le parole del futuro ministro per gli Affari religiosi Matan Kahana, ma qualche modifica sì. In particolare sul sistema di nomina dei rabbini locali, sulla casherut, sulle conversioni.
“Sulle questioni per cui non c’è pieno accordo tra i membri della nascente coalizione, manterremo lo status quo e aspetteremo ancora qualche anno, fino a quando potremo trovare una soluzione”, ha avvertito Kahana, membro del partito nazionalreligioso Yamina. “Le cose che non sono state risolte in 73 anni probabilmente non saranno risolte nel prossimo governo”. Tra queste, per esempio, l’introduzione del matrimonio civile in Israele. Un obiettivo di partiti dei partiti di sinistra – Laburisti e Meretz – e della destra laica di Yisrael Beitenu. Nonostante questa riforma trovi largo sostegno nell’opinione pubblica israeliana (secondo i sondaggi, tra il 70 e l’80 per cento degli israeliani è favorevole all’introduzione del matrimonio civili), una coalizione fragile come quella di Bennett e Lapid non sembra intenzionata a mettere mano a una questione così significativa.
L’accordo prevede però alcuni elementi significativi di novità. In particolare, segnala il sito Calcalist nel settore della casherut e delle conversioni. I rabbini nominati per ciascuna municipalità, spiega il sito economico, potranno rilasciare certificazioni casher per tutto il paese, creando una competizione sull’intero territorio nazionale attualmente assente. Inoltre a ciascuno di loro sarà affidata anche la possibilità di portare avanti conversioni. “Si tratta di una proposta esplosiva che ha generato un’intensa opposizione da parte dei rabbini capo Yitzhak Yosef e David Lau, – così come i partiti haredi Agudat HaTorah e Shas – scrive il Jerusalem Post – come accaduto nel 2014, quando il parlamentare Elazar Stern avanzò una simile legislazione. La legislazione decentrerebbe il controllo sulle conversioni e ridurrebbe significativamente l’influenza dei rabbini capo sul processo.
Permetterebbe ai capi rabbini municipali – prosegue il quotidiano – di attuare politiche come la conversione dei minori, e di utilizzare criteri più indulgenti per la conversione in generale, a cui l’establishment haredi si oppone con veemenza”.
In merito poi alle figure dei rabbini nominati per le città, Kahana, in qualità di ministro per gli Affari religiosi, ha annunciato di voler scegliere incentivare la scelta di coloro che hanno un background nazional-religioso, e non Haredi. “È giusto, dopo anni in cui è stata un evento raro, che la comunità nazional-religiosa abbia una maggiore rappresentanza”, ha dichiarato Kahana alla radio dell’esercito.
Inoltre, segnala il sito Makor Rishon, in vista delle elezioni per il prossimo Rabbino capo d’Israele nel 2023, l’obiettivo della coalizione è di modificare il comitato di nomina, introducendo “le donne, una rappresentanza dei residenti di Giudea e Samaria” e altre novità.
Altro elemento su cui sembra ci sia consenso, la nomina di una commissione di inchiesta sull’incidente al Monte Meron, in cui sono morte 45 persone. “Come ministro designato per i servizi religiosi, come chi si occuperà del prossimo evento di Lag B’Omer a Meron tra 10 mesi e mezzo, mi sento responsabile verso il pubblico di indagare su ciò che è successo lì e di creare un piano per assicurare che non accada mai più”, ha dichiarato Kahana. Al momento la commissione di indagine, promessa alle famiglie, non si è ancora costituita. Un ritardo che ha fatto emergere molte critiche all’interno del mondo haredi. “Non avrei mai potuto immaginare uno scenario in cui il grande Stato d’Israele non avrebbe fatto nulla per accertare le cause del disastro per un mese intero. – le parole di Boaz Strakovski, il cui figlio maggiore, il ventenne Yaakov, è rimasto ucciso nel disastro – E i partiti haredi…ero sicuro avrebbero fatto quanto in loro potere per veder fatta giustizia”. Le indagini, tra ostruzionismi di diverse natura, sono andate a rilento. “Ma non è solo nel nostro inte- resse che si impari la lezione e si istituisca una commissione indipendente; è nell’interesse di ogni cittadino”, l’eloquente posizione di Strakovski.