Dal Golfo un nuovo
ambasciatore per Israele
Il monarca del Bahrein Hamad bin Issa Al Khalifa ha nominato ufficialmente nelle scorse ore il primo ambasciatore del regno del Golfo in Israele, dopo l’accordo siglato nel settembre 2020 tra i paesi per normalizzare i rapporti diplomatici. Sarà Khaled Yousef al-Jalahma a guidare la delegazione diplomatica del Bahrein nello Stato d’Israele. Già viceambasciatore negli Stati Uniti, al-Jalahmah non ha ancora una sede in Israele né è stata per il momento fissata la data per il suo arrivo nello Stato ebraico. La sua nomina rappresenta in ogni caso un altro tassello del processo di normalizzazione e stabilizzazione dei rapporti tra alcuni paesi arabi e Israele. L’obiettivo, ha spiegato da Dubai il ministro degli Esteri Yair Lapid, è proseguire su questa strada. “Gli Emirati e Israele stanno creando un nuovo paradigma di cooperazione in tutta la regione”, ha evidenziato il ministro aprendo il consolato israeliano a Dubai, ed evidenziando gli sforzi congiunti contro la pandemia e per l’innovazione tecnologica. “I nostri due paesi inaugureranno una nuova fase che farà da modello per i paesi di tutto il mondo”, gli ha fatto eco il ministro emiratino per l’intelligenza artificiale Omar Sultan Al Olama.
Nel corso della due giorni nel Golfo, Lapid ha inoltre firmato un nuovo blocco di accordi commerciali ed economici, volto a implementare quanto siglato con gli Accordi di Abramo del 2020. L’intesa sarà in vigore per cinque anni e, se non ci saranno ostacoli, si rinnoverà automaticamente. Richiede la formazione di un comitato congiunto guidato dai ministeri economici dei due paesi, diretto a promuovere l’attuazione dell’accordo e ad esaminare i modi per aumentare il commercio e rimuovere le barriere commerciali tra i due paesi.
Riguardo a possibili ricadute in positivo per i palestinesi dagli Accordi di Abramo, il ministro degli esteri israeliano ha spiegato che devono essere loro a “voler andare avanti perché qualcun altro possa venire ad aiutarli”. Il punto di partenza, ha proseguito, è che non sparino “4.000 missili sui cittadini israeliani se vogliono ricevere aiuto. Questo sembra semplice, ed è veramente semplice”. Ma, ha aggiunto Lapid, per il momento da Gaza non si è scelta questa strada.