Gerusalemme-Ramallah,
prove per un nuovo dialogo

Ricucire i rapporti complicati con i vicini più prossimi. La diplomazia israeliana del nuovo corso, quello a guida Naftali Bennett e Yair Lapid, ha deciso di cambiare politica rispetto alle modalità di confronto con l’Autorità nazionale palestinese e con la Giordania adottate in passato. Meno scontri a viso aperto, più dialogo. Almeno in questa fase iniziale. E così, dopo anni in cui solo il Presidente israeliano Reuven Rivlin aveva un filo diretto con il presidente dell’Anp Mahmoud Abbas, in poche settimane quella linea si è aperta a più interlocutori. Oltre al nuovo Presidente Isaac Herzog, che Abbas conosce bene per la sua militanza laburista, anche il ministro della Difesa Benny Gantz e il ministro della Pubblica Sicurezza Omer Bar-Lev hanno avuto conversazioni dirette con il leader palestinese.
In particolare Gantz ha telefonato ad Abbas in occasione della festa islamica Eid al-Adha. “I due – spiega una nota del ministero della Difesa – hanno parlato in un’atmosfera positiva e hanno discusso la necessità di far progredire le misure di rafforzamento della fiducia tra Israele e l’Anp, che aiuterà la sicurezza e l’economia dell’intera regione”. Una dichiarazione simile è arrivata anche dal ministro Bar-Lev che ha auspicato che la sua conversazione con Abbas possa portare “all’apertura di linee di comunicazione tra me e le mie controparti dell’Anp, facendo avanzare la pace e la sicurezza per entrambi i popoli”.
Parole insomma distensive, dopo anni di gelo. Se infatti durante la guida di Benjamin Netanyahu la cooperazione in termini di sicurezza con i palestinesi è proseguita, i rapporti politici con Ramallah sono stati quasi inesistenti. E nell’era Trump l’allontanamento è stato ancora più marcato, con Abbas e i palestinesi messi ai margini dell’agenda internazionale, mentre Israele firmava accordi con Emirati Arabi Uniti, Bahrein, Sudan e Marocco.
Il cambio a Gerusalemme, ma soprattuto a Washington con la presidenza Biden ha favorito la nascita di un nuovo corso. Gli Stati Uniti hanno infatti da subito dichiarato di voler puntare su Abbas – che però non gode di grande consenso tra i palestinesi – e sull’Anp per rilanciare il dialogo tra le parti e per la gestione del futuro dei territori palestinesi, in Cisgiordania come a Gaza. Una linea sposata da Gantz. “Il cambiamento più auspicabile – ha dichiarato il ministro della Difesa – è rafforzare il più possibile l’Autorità nazionale palestinese, e non lasciare che sia Hamas a stabilire l’agenda, né nella zona della Striscia di Gaza né nella stessa Gaza”. Per il momento, rilevano analisti e funzionari israeliani, si tratta solo di una distensione a parole e molto deve essere ancora fatto per riaprire a un vero negoziato (tra cui, l’interruzione del versamento di soldi da parte di Ramallah ai terroristi palestinesi in carcere e alle loro famiglie).
Secondo una fonte del sito Al Monitor, gli americani anche aspettando che il nuovo governo israeliano si stabilizzi, in particolare che riesca a superare la prova dell’approvazione del bilancio a fine anno. “Solo allora le cose cominceranno davvero a muoversi. L’ipotesi plausibile è che l’amministrazione Biden inizierà allora a spingere per rinnovare i negoziati tra Israele e i palestinesi. Bennett e il ministro degli Esteri Yair Lapid dovrebbero visitare presto Washington. Nel frattempo, vedremo sempre più sforzi per rafforzare lo status di Abbas e dell’Anp”.
Almeno sui media si legge quindi una propensione a credere che la riapertura del tavolo delle trattative sia possibile. Un’idea condivisa anche da un altro attore interessato, il re di Giordania Abdullah II. Questi era entrato in diretto scontro con l’ultimo governo Netanyahu, in particolare dopo l’annunciata – e poi sospesa – decisione di annettere una parte della Cisgiordania. E per questo aveva raffreddato molto i rapporti con Israele. Nel frattempo, come i palestinesi, anche la sua Giordania era stata messa ai margini dalla rivoluzione degli Accordi di Abramo. E ora il nuovo governo di Gerusalemme offre la possibilità al re Abdullah di tornare ad avere un peso politico nell’area. Il sovrano ha confermato alla Cnn di aver incontrato sia il Primo ministro Bennett sia Gantz. “Sono uscito da quegli incontri davvero incoraggiato e penso che abbiamo visto, nelle ultime due settimane, non solo una migliore comprensione tra Israele e Giordania, ma le voci che escono da israeliani e palestinesi dicono che abbiamo bisogno di andare avanti e resettare quel rapporto”.