Fare chiarezza sul caso Pegasus, la missione di Gantz in Francia
Sull’agenda dell’incontro tra il ministro della Difesa Benny Gantz e l’omologo francese Florence Parly inizialmente i temi segnati erano la crisi in Libano, l’influenza dell’Iran e l’accordo nucleare, oltre ad altre questioni di sicurezza legate all’area mediorientale. Ora, riportano i media israeliani, si è aggiunto un altro punto, molto delicato: il caso Pegasus. Secondo l’inchiesta giornalistica internazionale lo spyware realizzato dall’israeliana Nso potrebbe essere stato usato per spiare il Presidente francese Emmanuel Macron. Quest’ultimo ha chiesto un chiarimento a Israele (e in Francia la magistratura ha aperto un’indagine). Per questo, conferma l’ufficio del ministro della Difesa, Gantz condividerà con Parly i risultati iniziali di una valutazione governativa rispetto alle esportazioni della Nso. L’azienda, tra le realtà leader nel settore della cybersecurity, per vendere i propri prodotti – in particolare Pegasus – necessita infatti di un’autorizzazione dal ministero della Difesa israeliano.
Un assistente di Gantz ha detto a Reuters che ci vorranno in ogni caso “settimane” perché la valutazione governativa sia completata. La squadra interministeriale dovrà esaminare diverse questioni: valutare se il gruppo Nso abbia violato i limiti della propria licenza di esportazione, e se le autorità che dovevano controllare l’abbia fatto a sufficienza. Inoltre, dovrebbero essere esaminati i futuri metodi di lavoro e se il ministero della Difesa debba o meno cambiare il meccanismo di approvazione e i requisiti per il rilascio delle licenze. La legislazione israeliana, a partire dal 2007, richiede che l’esportazione di tecnologie di cyberwarfare e cyberspying sia approvata da un’agenzia speciale che appartiene al ministero della Difesa, simile all’approvazione richiesta per l’esportazione di armi. Alla domanda della Reuters se dall’indagine possa emergere un aumento della supervisione sulle esportazioni della Nso, la replica è stata chiara: “La supervisione va bene. Ci sono questioni completamente diverse qui”. Il funzionario non è però entrato nel merito.
Tornando al tema Francia, secondo l’inchiesta Pegasus Project, a cui ha partecipato le Monde, il numero di telefono di Macron – così come e di altri leader mondiali, di attivisti e giornalisti – sarebbe stato trovato su una lista che includeva alcune persone prese di mira dai clienti governativi di Nso. In particolare a cercare di estrarre informazioni dallo smartphone del presidente francese sarebbe stato il Marocco, che ha negato ogni accusa.
Nso, anche alla stampa italiana, ha contestato la ricostruzione giornalistica e negato ogni coinvolgimento. Ai giornalisti ha ribadito di non aver nessun legame con la lista, evidenziando che neanche gli autori dell’inchiesta sono stati in grado di chiarirne l’origine. Nso ha inoltre affermato di non avere la piena possibilità di verificare eventuali usi illeciti del proprio spyware da parte dei governi acquirenti e che, quando ne è venuta a conoscenza, ha fatto cessare i contratti con i clienti.
Al di là delle rassicurazioni, il presidente francese vuole che sia aperta una indagine per approfondire lo stato della cybersecurity nel paese. La scorsa settimana ha convocato una riunione sulla sicurezza nazionale per discutere dello spyware. “Il presidente sta seguendo da vicino questo argomento e lo prende molto sul serio”, ha detto il portavoce del governo Gabriel Attal alla radio France Inter.
(Nell’immagine, un incontro del 2020 tra Macron e Gantz)