“Vogliamo tenere aperta Israele, ma tutti devono vaccinarsi”
Con oltre tremila contagi registrati per il secondo giorno consecutivo, in Israele si torna persino a parlare di lockdown. “Il nostro obiettivo è mantenere Israele aperta, ma non permettere che si arrivi a una situazione in cui gli ospedali debbano dire ‘non abbiamo spazio, non potete entrare’”, ha avvisato in queste ore il Primo ministro Naftali Bennett. Il suo governo nella notte ha approvato l’introduzione di nuove misure restrittive perché la variante Delta del coronavirus Sars-CoV-2 continua a diffondersi nel paese. Dei 449 pazienti ricoverati, 237 sono in gravi condizioni, con 48 collegati a ventilatori. Si è ancora lontani dal raggiungere il punto critico, ma il governo di Gerusalemme non vuole fare errori. Tanto da aver deciso di fare da apripista per l’inoculazione della terza dose di vaccino alle fasce della popolazione considerate più fragili. Ma la priorità, afferma Bennett, rimane quella di far vaccinare chi ancora non l’ha fatto. “Per non attuare misure più dure, dobbiamo vaccinarci. Ci sono un milione di giovani e altri 1,2 milioni che devono ancora ricevere il vaccino. Se indossiamo le mascherine e ci atteniamo alla distanza sociale, avremo successo”.
Mascherine che sono tornate obbligatorie anche all’aperto in caso di raduni in cui siano presenti oltre cento persone. Per eventi sotto questa soglia, sarà comunque necessario mostrare il Green pass per potervi accedere. Dalle autorità è poi arrivata raccomandazione alle aziende private di far lavorare i dipendenti da casa, mentre i ministeri del governo dovranno ridurre il numero di dipendenti in ufficio del 50 per cento.
A partire dal prossimo 11 agosto i viaggiatori in arrivo in Israele da Italia, Stati Uniti, Francia, Germania, Grecia, Paesi Bassi e altri 12 Paesi dovranno inoltre rispettare una quarantena di almeno sette giorni, anche se pienamente vaccinati o guariti dal Covid-19.
Sul fronte sicurezza, l’allarme risuonato al nord dopo il lancio di tre razzi dal Libano ha portato a un’immediata reazione israeliana. I missili sono caduti lontano da centri abitati e senza causare danni, ma le forze di sicurezza hanno avvisato nessuna minaccia rimarrà impunita. Secondo il Canale 12, le autorità di Gerusalemme hanno comunicato al Libano, tramite le forze di pace dell’ONU, che intensificherà la propria risposta – dopo aver lanciato alcuni colpi di artiglieria – se la calma non dovesse essere riportata immediatamente al confine. A sparare, riportano ancora i media locali, sarebbe stato un gruppo palestinese e non il movimento terroristico di Hezbollah. La situazione del Libano, profondamente destabilizzato e segnato da una crisi politica, economica e sanitaria, preoccupa anche la vicina Israele. Non a caso la situazione di Beirut è stato uno dei temi al centro del recente incontro tra il ministro della Difesa Benny Gantz e il presidente francese Emmanuel Macron.