Il ministro della Difesa Gantz “Se necessario, pronti a colpire l’Iran”

Alla domanda se Israele è pronta a colpire l’Iran, il ministro della Difesa israeliano Benny Gantz ha risposto senza giri di parole. “Sì, siamo pronti”. Anche se la speranza è “di non essere trascinati in quella direzione”. Intervistato in queste ore dai giornalisti del sito di informazione ynet, Gantz ha aggiunto che l’impegno primario di Israele è diretto a mobilitare la comunità internazionale per tenere a freno Teheran. “Non possiamo etichettare l’Iran come una questione esclusivamente israeliana e assolvere il resto del mondo da questo problema”, le sue parole. “Il mondo deve occuparsi dell’Iran”.
A maggior ragione quando il regime di Teheran continua a minacciare l’area, compiendo aggressioni nel Golfo dell’Oman – come i recenti attacchi contro due navi mercantili – e proseguendo nella sua corsa al nucleare. Secondo le fonti del ministro, Teheran sarebbe a sole 10 settimane dall’acquisire abbastanza uranio arricchito per costruire una bomba nucleare. “Questo non è un problema solo d’Israele. E il mondo ha avuto una dimostrazione (della pericolosità iraniana) questa settimana. È stata aggredita una nave e ucciso un capitano rumeno e una guardia di sicurezza inglese”. Il riferimento è all’attacco compiuto con un drone suicida contro la Mercer Street, nave di proprietà britannica e gestita da una società con a capo un israeliano.
Un’operazione che l’ex generale Amos Yadlin, direttore esecutivo del Tel Aviv University’s Institute for National Security Studies, descrive come un clamoroso fallimento. “L’Iran si è sparato sui piedi: ha colpito una nave civile giapponese di proprietà britannica, uccidendo due civili europei. Non fa altro che dimostrare alla comunità internazionale che è uno stato terrorista che viola la libertà di navigazione e l’economia mondiale”.
La situazione, sottolineano gli analisti, non migliorerà di certo con la presidenza di Ebrahim Raisi, che inizia ufficialmente oggi. “È un uomo molto conservatore, può portare l’Iran a linee molto estreme in termini di condotta regionale e di sicurezza”, ha evidenziato Gantz, ricordando uno dei soprannomi con cui è conosciuto Raisi: il boia di Teheran. Non c’è motivo di pensare che il paese, pur in gravi condizioni economiche e con la trattativa sul nucleare ancora in corso, faccia nell’immediato dei passi indietro nella sua campagna di destabilizzazione. “L’Iran cerca di porre una sfida su più fronti a Israele e sta costruendo le sue forze in Libano e a Gaza, schierando milizie in Siria e in Iraq e mantenendo i suoi alleati in Yemen. L’Iran è un problema globale e regionale e una sfida per Israele”, ha affermato Gantz, spiegando che le forze di sicurezza israeliane sono impegnate a rispondere sui diversi fronti alle minacce. “Alla fine della giornata, quando un miliziano della Jihad islamica palestinese a Gaza spara su Israele, lo fa con il sostegno dell’Iran. Lo sappiamo e lo stiamo affrontando a diversi livelli, con diversi mezzi e in diversi luoghi”. Stesso principio, per i recenti razzi sparati dal sud del Libano contro Israele. Un gruppo palestinese, armato probabilmente dall’Iran, sarebbe il responsabile e la reazione non si è fatta attendere. Ma, ancora una volta, il ministro della Difesa israeliano ha ricordato il quadro più generale: il mandate è l’Iran e, nell’affrontarlo, Israele non può essere lasciata sola.