“Yom Kippur, lezione per la collettività”
Gerusalemme, Israele e tutto l’ebraismo mondiale si preparano in queste ore alla celebrazione dello Yom Kippur, il giorno considerato più sacro e solenne del calendario ebraico. Ieri i fedeli, nel segno delle misure anti-covid, si sono recati al Kotel (il Muro Occidentale a Gerusalemme) per recitare le Selichot, le poesie penitenziali. A partire da questa sera il paese si fermerà per celebrare Kippur e, scrive il Presidente israeliano Isaac Herzog, per le strade deserte si “respira un’atmosfera di purezza e perdono”. “Yom Kippur è un giorno di perdono” e “porta con sé una tradizione di riconciliazione e unità”, le parole di Herzog alla vigilia della solennità. “Gli avversari più duri si perdonano reciprocamente. Offensore e offeso si stringono la mano in segno di pace. L’odio abbassa le sue fiamme e l’amore rompe i confini”. Rivolgendosi a Israele così come a tutto il mondo ebraico, Herzog ricorda che “la capacità di perdonare le offese e perdonare le ingiustizie, oltre ad essere condizione necessaria per un corretto stile di vita tra una persona e il suo prossimo, è una componente essenziale anche nella nostra vita pubblica”.
Sui media israeliani inoltre il rabbino capo ashkenazita rav David Lau ha ribadito, anche per la solennità di Kippur, l’importanza di rispettare tutte le misure di prevenzione dai contagi. Chi può, il messaggio del rav, preghi fuori dalla sinagoga. Chi invece preferisce andare al tempio, lo faccia ma seguendo tutte le linee guida predisposte dalle autorità. Il rabbino capo Lau ha poi nuovamente invitato chi non si è ancora vaccinato a farlo. Chi sceglie di non vaccinarsi, ribadisce il rav, “gioca con la propria vita e con quella degli altri. Corrette a vaccinarsi, ogni giorno di ritardo è un giorno perso”. Rispetto agli auspici per il nuovo anno iniziato, il 5782, il rav ha parlato di uno sforzo continuo per “rafforzare l’identità ebraica, in modo che possiamo davvero gioire ancora di più il prossimo anno”.
Dall’Italia a Israele, il mondo ebraico si prepara dunque a celebrare unito Yom Kippur. Molte autorità rabbiniche diffondono messaggi sul significato di questo giorno. Il rabbino capo di Gran Bretagna, rav Ephraim Mirvis, risponde al quesito del perché questo giorno “in cui il nostro destino è in bilico” coincide con un momento di gioia. “Yom Kippur è uno Yom Tov perché siamo fiduciosi sul fatto che Hashem risponderà alle nostre preghiere e ci benedirà con un buon anno nuovo”. “Dobbiamo mantenere questo senso di gioia che proviamo durante lo Yom Kippur ben oltre questo giorno santo. – prosegue il rav – Rabbi Chaim Volshansky z.l ha paragonato in modo molto creativo il percorso che stiamo facendo in questo periodo dell’anno al viaggio di una nave spaziale spirituale: il mese di Elul in cui suoniamo lo shofar ogni giorno rappresenta il countdown. A Rosh Hashanah abbiamo il decollo, e con Yom Kippur raggiungiamo la nostra destinazione, le massime altezze spirituali possibili. Ma c’è un fattore critico che ancora rimane aperto, il rientro”. Tante cose possono andare storte quando la navicella spaziale fa il suo viaggio di ritorno nell’atmosfera terrestre, sottolinea il rav continuando con il paragone. “Allo stesso modo, dobbiamo concentrarci anche su ciò che accadrà dopo lo Yom Kippur, il nostro rientro in uno stile di vita normale. Come facciamo a rientrare dopo lo Yom Kippur? Attraverso la festa di Sukkot. Con Sukkot esprimiamo la nostra continua e profonda fiducia in Hashem e nella nostra meravigliosa relazione, una connessione spirituale con il nostro Creatore, per apprezzare il privilegio che abbiamo di eseguire le mitzvot ma, cosa più importante di tutte, per gioire. La prima mitzvot della festa è: “Vesamachta bechagecha vehayita ach sameach,” – “Ti rallegrerai nella tua festa e sarai estremamente felice”. “La gioia per lo Yom Kippur continua per Sukkot e da Sukkot, si spera, per tutto il resto dell’anno”.