“Crisi climatica, pericolo per tutti Israele sia d’esempio per il mondo”
La questione della crisi climatica mondiale è ormai notizia abituale delle prime pagine dei giornali. Tuttavia, in ambito ebraico è spesso stata relegata a notizia di secondo piano, magari di attualità a tu-bishvat, ma non davvero sentita se non da poche voci solitarie. È perciò importante la svolta di questi giorni, data dalla lettera che ventuno fra i principali rabbini datì-leumì hanno inviato al Primo ministro Naftali Bennet (la lettera è datata 23 Cheswan, dunque il 28.10), nella quale si chiede che lo Stato di Israele sia “partner a pieno titolo dello sforzo mondiale” per contrastare la crisi climatica.
Di particolare interesse mi sembrano sia il riferimento alla situazione come a una di “piquach nèfesh”, ossia di pericolo di vita, sia il riferimento al fatto che ben consci della “nostra piccolezza e del limitato impatto che noi possiamo avere” il nostro contributo può essere significativo perché “molti nel mondo volgono gli occhi a noi, origine delle grandi religioni”. Viene dunque meno la necessità di ricercare un qualche versetto della Torah che sancisca l’obbligo per un impegno ecologico ed emerge invece una piena assunzione di responsabilità rispetto al nostro ruolo nel mondo, alla consapevolezza di essere per il mondo un punto di riferimento ideologico importante. Insomma, non c’è più tempo per effimeri formalismi ed è finalmente l’ora di sancire principi fondamentali e di sottolinearli con un impegno pratico. Non resta che augurarsi che l’appello venga ascoltato in pieno e che questa lettera segni l’inizio di un impatto incisivo della voce rabbinica sui grandi temi mondiali.
Rav Michael Ascoli